Neiye, poesia e pratica del lavoro interiore

Il testo di cui parliamo oggi risale al III° secolo a.C. ed è considerato – ad oggi - il più antico testo cinese che descrive le tecniche di meditazione del respiro taoista e la circolazione della energia vitale.
Ne abbiamo parlato in un articolo precedente (clicca QUI per leggerlo), in cui abbiamo analizzato il significato dei termini di Chi e Jing, e ci è sembrato giusto dedicare un approfondimento a questo classico della letteratura cinese, forse meno conosciuto rispetto al Tao Te Ching, all'I Ching o al Chuang-tzu, ma altrettanto importante e interessante da conoscere.

Un grande classico poco conosciuto

Il testo di cui parliamo oggi risale al III° secolo a.C. ed è considerato – ad oggi -  il più antico testo cinese che descrive le tecniche di meditazione del respiro taoista e la circolazione della energia vitale.

Dopo un lungo periodo di oblio, questo testo è stato rivalutato recentemente, suscitando grande interesse tra studiosi e appassionati della filosofia cinese per via del suo quasi certo influsso su altri classici della letteratura orientale, come i già citati Tao Te Ching e Chuang-tzu. Tra le sue particolarità, questo testo risulta essere il prima in cui si analizzano i principi e le particolarità delle forze vitali che costituiscono i “San Bao” (“tre tesori”), ovvero l'energia vitale “Chi”, l'essenza “Jing” e lo spirito “Shen”, che assumeranno grande importanza nella alchimia interna taoista, nella medicina tradizionale cinese e nelle discipline psicofisiche interne come quelle comprese nel curriculum tecnico della Wudang Fu Style Academy.


Un titolo breve ma illuminante

Come oramai d'abitudine, cominciamo la nostra analisi partendo dai caratteri del nome dell'opera. Se in altre occasioni abbiamo lamentato la difficoltà di rendere in maniera chiara ed esaustiva la traduzione dei caratteri, questa volta siamo più fortunati poiché quest'opera è generalmente indicata con due caratteri abbastanza comuni: nèi 内 che significa "dentro; interno; interno" e yè 業 che possiamo tradurre come "lavoro; atto; realizzazione; produzione".

Naturalmente, come spesso ci ricorda il Maestro Severino Maistrello, Direttore Tecnico della  Wudang Fu Style Academy, semplice non significa facile o banale, meno che mai quando si ha a che fare con i caratteri cinesi, specie se antichi. 

Così, nella moderna lingua cinese e nell'uso ingegneristico, “nèiyè” 內 業 o 内 业 comunemente designa "lavoro interno; lavoro d'ufficio", mentre al contrario “wàiyè” 外 業 o 外 业 indica "operazione sul campo; lavoro di cantiere; lavoro all'esterno". Nell'antico linguaggio usato durante la compilazione dell'opera di cui ci stiamo occupando, i due ideogrammi del titolo avevano significati complessi e possiamo tradurre “nèi”內 come "invio ; per portare, per presentare; prendere a cuore", mentre i primi utilizzi del pittogramma yè業 rappresentavano una tavola orizzontale di una campana o cornice, usato poi come carattere fonetico fonetico per esprimere il significato di "iniziato; lavoro; azione; atto; professione; fortuna, eredità; forte; terribile".

A dispetto della apparente semplicità dei due caratteri, il titolo quindi ha avuto diverse traduzioni, e se quella generalmente condivisa è “Lavoro interno”, a questa dobbiamo affiancare altre varianti come “Lavoro dell'interno”, “”Opera interna”, “Coltivazione interiore”, “Sviluppo interiore” ed altre simili.

Il titolo anticipa quindi abbastanza efficacemente, anche se in maniera essenziale, il contenuto dell'opera, che il sinologo A. C. Graham considera come "forse il più antico testo mistico in Cina", mentre il professore di studi religiosi Harold D. Roth lo descrive come "un manuale sulla teoria e la pratica della meditazione che contiene i primi riferimenti al controllo del respiro e la prima discussione sulle basi fisiologiche dell'autocoltura nella tradizione cinese" e forse il più antico testo esistente di Taoismo.


Cosa si intende per lavoro interno

Chi abbia dimistichezza con il curriculum tecnico della  Wudang Fu Style Academy avrà già intuito il tipo di pratiche sono descritte nel Neiye, che pur non essendo un manuale tecnico, descrive un metodo mistico di meditazione e respirazione con la relativa descrizione della cosmologia taoista su cui si basano, in maniera da consentire al praticante di avere esperienza diretta e quindi comprendere direttamente la "forza cosmica onnipervadente" costituita dal Chi e dal Jing, termini a cui abbiamo già dedicato un primo approfondimento (clicca QUI per leggere l'articolo).

Pur con tutti i limiti di un testo così antico, il Neiye descrive gli aspetti psicologici, fisiologici e spirituali dell'essere umano ed i relativi collegamenti, spiegando come procedere per la autocoltivazione attraverso la regolazione quotidiana e praticata delle forze vitali rappresentate dal “Chi”, energia vitale che rappresenta la forza universale che dà vita a tutte le cose e “Jing”, la quintessenza vitale che costituisce il proprio serbatoio innato di Chi. 

Nel Neiye, altre ai due termini appena indicati, assumono importanza focale altri principi e concetti, che troveranno poi ampio utilizzo nelle opere posteriori; il Chi, tradotto come"energia vitale" o "respiro vitale" che integra il fisico con lo psicologico ed è presente ovunque e in tutte le cose. Secondo il Neiye, gli esseri umani sono costituiti da sistemi psicofisici contenenti varie manifestazioni di Chi; il sistema  wǔzàng (五臟) dei cinque organi e visceri che include non solo gli organi fisici (polmoni, reni, fegato, cistifellea e milza), ma anche la gamma psicologica degli stati mentali ed emotivi, che anticipa in maniera prescientifica l'idea contemporanea dei correlati neurali per la coscienza.

Al pari di quanto detto per il Chi, l' essenza vitale Jing è un concetto centrale nel Neiye, con significati che vanno dall'essenza universale vivificante contenuta in tutte le creature al particolare substrato fisiologico che consente ai saggi di raggiungere una profonda tranquillità. All'interno di ogni persona, l'energia del Chi è centrata nell'essenza Jing, descritta come la fonte dell'energia vitale negli esseri umani e la base della nostra salute, vitalità e benessere psicologico

I due concetti filosofici più importanti nel "Neiye" sono le nozioni strettamente correlate dell'essenza vitale e della Via. Il potere della Via di generare tutte le cose si manifesta come essenza vitale, che è il principio procreativo all'interno di tutti i fenomeni. Le prime righe del testo mettono a confronto i Jing celesti e terreni con dei versi illuminanti:
Dai tempi dei tempi l'essenza vitale
nel suo procedere genera la vita.
Genera i cinque cereali scendendo in basso
e produce le costellazioni salendo in alto.
Quando fluisce in mezzo tra Cielo e Terra,
la si chiama “spirituale e divina”.
Colui che la accumula in mezzo al petto
viene chiamato saggio.”.

Conservando lo Jing nel cuore/mente, si può diventare sagaci e la coltivazione del saggio non avviene quindi solo a livello spirituale, ma piuttosto mette in moto anche cambiamenti fisiologici, facendo sì che il corpo umano venga completamente trasformato e rinnovato.

Lo Xin è il "cuore/mente" a cui abbiamo accennato al paragrafo precedente, viene regolarmente tradotto con una connotazione concreta non solo del "cuore" fisico ma anche dell'intera sfera di energia vitale che scorre attraverso di esso. Lo Xin è descritto come l'agente dominante nel nesso biospirituale di un individuo, cioè nell'intero complesso personale di corpo / mente / cuore / spirito. Lo Xin può essere agitato da eccessivi pensiero o emozioni troppo forti, che portano alla dissipazione del proprio Jing, fino a poter provocare malattia e morte. 

Lo Shen descritto nel Neiye viene solitamente tradotto come "spirito; spirituale", ma per evitare le ambiguità connotative dello spirito nell'aspetto religioso, alcuni traduttori utilizzano il termine "numinoso" in riferimento a uno strato di consapevolezza mistica che giace all'interno del corpo umano. Al pari di quanto già detto per Chi e Jing, è difficile dare una difinizione allo stesso tempo concisa ed esaustiva di Shen, che esprime percezione, cognizione e forme superiori di consapevolezza. 

Il termine Dao è forse quello più utilizzato anche dai non “addetti ai lavori” e viene usualmente tradotto come “Via”, riassumendo il concetto di una entità assoluta che è la fonte dell'universo. Nel Neiye questo termine è a volte usato come equivalente del Chi, Jing e Shen, che un praticante lavora per coltivare. Il Neiye descrive il Dao come una forza che può entrare o uscire una persona, e che si può trattenere o sperimentare direttamente impegnandosi in specifiche pratiche di auto-coltivazione. Sebbene si muova costantemente dentro e fuori di noi, il Dao può rimanere in noi quando si coltiva la tranquillità attraverso la pratica regolare e sistematica della meditazione respiratoria. Mentre il Dao è sempre presente, si è consapevoli di questa presenza nel cuore/mente solo quando è propriamente coltivato. Pertanto, il termine Dao si riferisce a una realtà transitoria che una persona ha bisogno di attrarre e conservare ed il Neiye avverte che gli sforzi eccessivi sono controproducenti e non consentono né di attrarre e né di trattenere il Dao, che si può sperimentare solo tramite l'utilizzo appropriato del De.

De ("potere interiore") è un concetto di base nel taoismo tradizionale che significa "carattere intrinseco; potere morale interiore; virtù; integrità", ma nel Neiye indica il metodo di acquisizione attraverso il quale si possono ricevere Chi, Jing, Shen e Dao. Pertanto il De è un potere interiore che "acquisiamo" quando tutti gli elementi del corpo / cuore / mente sono pacifici e allineati. A differenza di quanto indicato in altri classici taoisti come il Tao Te Ching e lo Chuang-tzu che lo  descrivono come intrinseco a tutti, nel Neiye si afferma che si dovrebbe praticare l'autocontrollo quotidiano di pensieri e azioni per costruire il proprio De. Il potere interiore è quindi una distinta qualità di concentrazione mentale che sorge naturalmente, insieme alla tranquillità, attraverso la pratica di una corretta postura e meditazione respiratoria e può essere immaginato come una condizione psicologica di consapevolezza focalizzata ed equilibrata da cui l'adepto è in grado di rispondere spontaneamente e armoniosamente a qualsiasi cosa sorga. In altre parole, il De è una potenza infinita, invisibile in sé stessa ma palese nei suoi effetti manifesti, benefica e armoniosa che incessantemente realizza, con eccellente efficacia, il grande ordinamento del Cosmo. Nell'indicarla come "virtù" è bene evidenziare che non si vuole dare un giudizio di merito qualitativo, quanto piuttosto evidenziare una facoltà, una efficacia agente al pari delle virtù di un farmaco.

L'opera letteraria

Il Neiye è una raccolta di versi poetici che contiene un totale di 1.622 caratteri, con versi scritti quasi esclusivamente in rima. La maggior parte delle righe del verso sono tetrasillabiche , cioè contengono quattro sillabe ognuna delle quali è rappresentata da un carattere, ma a volte si verificano altri schemi di cinque o più sillabe. Le rime si verificano più spesso alla fine di ogni seconda riga. Sia la forma letteraria in rima del Neiye che il contenuto filosofico sono simili al più famoso Tao Te Ching , che è circa tre volte più lungo.
Gli studiosi sulla base di prove contestuali ipotizzano che il redattore di una prima edizione scritta del Neiye ha riunito una serie di versi originariamente distinti, adottando le caratteristiche poetiche che ne avrebbero facilitato la memorizzazione e la recitazione, ipotizzando quindi che i versi siano stati trasmessi oralmente prima che il compilatore si riunisse e le annotasse . 

La data in cui è stato compilato il Neiye è incerta e va dalla fine del IV o all'inizio del III secolo a.C. sino alla metà del IV, ed è quindi generalmente datato intorno al 350–300 a.C. Il problema della datazione del Neiye è collegato ad alcuni altri testi all'interno del Guanzi, antico testo politico e filosofico cinese che raccoglie scritti di diversi autori legalisti, confucianisti e taoisti e prende il nome dal filosofo e statista del VII secolo a.C. Guan Zhong. 

In questa opera, che con oltre 135.000 caratteri costituisce uno dei più lunghi testi filosofici cinesi antichi, quattro capitoli ( piān篇) hanno descrizioni delle pratiche di meditazione: Xinshu心術 "Tecniche della mente I e II" (capitoli 36 e 37), Baixin白 心 "La Mente purificata" (38) e Neiye內 業 "Lavoro interno" (49). La compilazione probabilmente iniziò intorno al 300 a.C. e il materiale potrebbe essere stato aggiunto fino al 26 a.C. quando Liu Xiang pubblicò il testo ricevuto.

Un'iscrizione di 45 caratteri su un manufatto in giada dell'era degli Stati Combattenti potrebbe forse essere un precedente record di meditazione sul respiro rispetto a Neiye. Questo brano in rima intitolato Xíngqì行 氣 "circolazione del respiro vitale" è stato inciso su un blocco dodecagonale di giada, con nove frasi trisillabiche che descrivono le fasi della coltivazione del respiro. Mentre la datazione è incerta, le stime vanno da prima del 400 a.C. alla fine del IV secolo a.C. ma in ogni caso, gli studiosi concordano sul fatto che questa è la prima prova epigrafica cinese sulla pratica della meditazione sul respiro.

Il Neiye ebbe effetti di vasta portata sul taoismo e sulla cultura cinese e – come abbiamo detto – è sostanzialmente certo che abbia influenzato testi classici oggi più noti come il Tao Te Ching e lo Chuang-tzu, così come quella che in seguito divenne la meditazione Taoista , l'alchimia interna, il daoyin e le pratiche dietetiche Taoiste. Ha anche influenzato le teorie sui Tre Tesori nella medicina tradizionale cinese e potrebbe aver avuto una certa influenza anche sugli insegnamenti confuciani di Mencio.

Tra le particolarità del Neiye, va registrata la sua posizione unica nella storia della filosofia cinese, infatti, rispetto a molti altri testi di Scuole di pensiero del periodo degli Stati combattenti (475–221 a.C. ) il Neiye non menziona molte teorie filosofiche di base come quella dello Yin/Yang. Inoltre l testo non si occupa di filosofia politica a differenza – ad esempio - del Tao Te Ching, che contiene molti passaggi che discutono dei problemi legati al governo di uno stato e neppure il Neiye critica il confucianesimo, come invece fanno in più punti sia il Tao Te Ching che lo Chuang-tzu. 

Un'altra caratteristica distintiva del Neiye è che manca la primitiva idea cinese di Tian "Cielo; paradiso" come agente benefico che supervisiona e guida la vita. Sia i confuciani che i mohisti condividevano idee su Tian come sovrano divino e Tianzi Figlio del cielo come sovrano terrestre. Il carattere Tian天 appare in una serie di versi del Neiye, ma viene usualmente tradotto in senso naturalistico come "i cieli" piuttosto che il solito deificato "Cielo; Paradiso”.

Come abbiamo già affermato, i contenuti del Neiye sono distinti dal Tao Te Ching e dallo Chuang-tzu, nonostante le sorprendenti somiglianze tra i testi. Poiché il Neiye è stato scritto prima del Tao Te Ching, alcuni studiosi hanno proposto che possa essere interpretato come un esempio dei primi insegnamenti taoisti. Poiché i compilatori del Tao Te Ching erano chiaramente interessati alle stesse questioni sociali e politiche che riguardavano i membri di altre scuole filosofiche, si possono ragionevolmente caratterizzare gli insegnamenti del Neiye come "Taoismo originale" e gli insegnamenti del Tao Te Ching come "Taoismo applicato". Sebbene apparentemente entrambi i testi si siano sviluppati secondo la stessa tradizione generale, i compilatori del Neiye erano principalmente interessati alle pratiche di auto-coltivazione, mentre i gli autori del Tao Te Ching erano anche interessati alle questioni più ampie della vita nella società umana.

Tra pratica e filosofia

Il Neiye del IV secolo a.C. è collegato a un corpus di testi di coltivazione medica e fisica del II secolo a.C. che gli archeologi hanno scoperto nelle tombe della dinastia Han occidentale. La raccolta dei testi scritti su seta ritrovati nel 1973 a Mawangdui comprende diversi testi medici precedentemente sconosciuti, mentre i testi scritti su listelli di bambù trovati nel 1983 vicino a Linyi, Hubei, includono ulteriori scritti su medicina e salute. Uno dei testi di seta più conosciuti trovati a Mawangdui illustra 44 esercizi daoyin seduti e in piedi.

Le pratiche di coltivazione psicofisiologica descritte nel Neiye e nei testi trovati a Mawangdui e Zhangjiashan hanno numerosi parallelismi. Condividono il vocabolario tecnico per la coltivazione del respiro, in particolare i tre elementi base della fisiologia umana: energia vitale Chi, essenza vitale Jing e spirito Shen. Allo stesso modo i testi descrivono la circolazione dell'energia vitale in una postura stabile e seduta con la colonna vertebrale eretta. Inoltre, il  Neiye e il Huangdi Sijing trovato a Mawangdui condividono uno schema di rime associato allo stato di Chue che contengono passaggi identici, indicando così un'affinità che – per alcuni studiosi - è troppo vicina per essere una questione di fortuna.

Tuttavia, il Neiye ed i testi scavati espongono diversi scopi per praticare la coltivazione interiore. I manoscritti ritrovati a Mawangdui e Zhangjiashan si occupano principalmente di obiettivi di salute migliore e vita più lunga mentre il Neiye ha obiettivi più psicologici e spirituali, anche se menziona  occasionalmente i benefici fisici della coltivazione del respiro. 

A differenza del Neiye - che parla di concetti filosofici e mistici della fisiologia umana -  i testi ritrovati a Mawangdui e Zhangjiashan si concentrano sull'insegnamento di tecniche pratiche per la cura del corpo e la lunga vita e per questo alcuni studiosi ipotizzano che la teoria e la pratica della coltivazione interna nel periodo degli Stati Combattenti fosse una tradizione esoterica con pochi praticanti reali, mentre i testi ritrovati a Mawangdui e Zhangjiashan suggeriscono che la coltivazione fisica era invece popolare nel III e II secolo a.C. e anche se non si può stabilire quante persone praticavano le tecniche ed i metodi descritti, si può certamente affermare che la letteratura era chiaramente disponibile e rappresentava una sorta di "igiene macrobiotica di base per l'élite" .