Peng, simbolo di una grande aspirazione e volontà indomabile

L'immagine di questo uccello gigante della mitologia cinese, ha interessanti significati nella cultura orientale.
Per i praticanti di Tai Chi Chuan il termine “Peng” si riferisce alla prima delle “Quattro Porte” che insieme costituiscono la forma che prende il nome di “Afferrare la coda del passero” (clicca QUI per leggere l'articolo).

Forse non tutti però sanno che Peng ha nella cultura orientale anche un altro significato, che si riferisce sempre ad un uccello e che riveste una grande importanza nella storia e nella mitologia orientale.


Le lune e le ali

Come è oramai nostra abitudine, cominciamo il nostro approfondimento con una analisi dell'ideogramma che esprime il termine che stiamo esaminando che in cinese semplificato si scrive 鹏 mentre in cinese tradizionale鵬. Nel suo complesso si tratta di un composto fono-semantico in cui la parte fonetica è affidata alla coppia di caratteri  朋che vengono letti come in cinese antico il carattere 鳳 (feng) che indicava la fenice , mentre la parte semantica 鳥 è il pittogramma che simbolizza un generico uccello.

Particolare degno di nota, è che la parte semantica è costituita dalla ripetizione del carattere che indica la luna, ma che risulta essere probabilmente una semplificazione grafica di un pittogramma che indicava una coppia di grandi ali (richiamando appunto l'immagine di un uccello gigante) oppure uno strumento musicale costituito dal guscio di una conchiglia con due corte montate di traverso, usato a scopo oracolare.


L'origine del mito

Il classico taoista Zhuangzi (scritto anche Chuang Tzu) è quasi certamente la più antica testimonianza del mito del pesce Kun che si trasforma nell'uccello Peng, ed il racconto di questo avvenimento e delle vicissitudini di questo animale costituisce – per alcuni studiosi – il mito centrale dell'opera.

Rimandiamo gli interessati alla affascinante lettura dell'opera, a cui prossimamente dedicheremo un articolo, e qui ci limitiamo a ricordare i caratteri salienti del racconto: Nel territorio del Nord spoglio e arido, c'è un mare oscuro, chiamato il Lago del Cielo. Dentro c'è un enorme pesce chiamato K'un lungo diverse migliaia di li (il li è una unità di lunghezza che equivale circa a 500 mt) e nessuno sa da quanto tempo esiste. C'è anche un uccello chiamato P'eng, con una schiena grande come il monte T'ai e ali ampie come nuvole che riempiono il cielo. P'eng vola in aria e si alza per novantamila li, tagliando le nuvole e la nebbia, sostenendo il cielo azzurro, poi volge gli occhi a sud e si prepara a viaggiare verso l'oscurità.

Sebbene la descrizione letteraria dell'uccello Peng appaia per la prima volta nell'opera di Chuang Tzu questo, per aggiungere credibilità alla sua storia, ha citato descrizioni tratte dal  Qixie, una raccolta di storie misteriose che ancora oggi non si sa se sia realmente esistita o sia stata un espediente letterario usato da Chuang Tzu per aggiungere credibilità e fascino alla sua storia.

Quello che appare più probabile che che Chuang Tzu abbia comunque tratto ispirazione da leggende e racconti popolari che hanno dedotto l'esistenza di antichi animali di grandi dimensioni sulla base del ritrovamento di fossili di dinosauro, così come accaduto per i draghi. Nel caso del Peng infatti, l'immagine di questo uccello potrebbe essere ispirata dai resti di volatili preistorici come lo pterosauro Wukongopterid Kunpengopterus o lo Enantiornithine Pengornis (che deve il suo nome scientifico proprio al peng, in una sorta di singolare cortocircuito lessicale).

La figura dell'uccello Peng inoltre è assai probabilmente ispirata a quello del Roc,  un uccello mitologico dal piumaggio bianco, di proporzioni e forza tali da permettergli di ghermire e mangiare anche elefanti, probabilmente riconducibile ad un uccello realmente esistito, essendoci riferimenti ad esso da parte di autori vicino-orientali fin dall'VIII secolo. Ci sono  resoconti dell'avvistamento di un simile volatile nell'Oceano Indiano da parte di un viaggiatore inglese che risalgono al XVI secolo e secondo quanto ha tramandato Marco Polo, il Roc indiano sarebbe sempre di color bianco, la lunghezza delle ali spiegate sarebbe di 16 passi e quelle delle sue penne di 8 passi. Di fatto, in Madagascar, è accertata la presenza di un gigantesco uccello chiamato "uccello elefante" (Aepyornis maximus), estintosi solo nel XVI secolo e che non era però in grado di volare. Non vi sono tuttavia elementi che indicano che tale uccello abbia dato origine a queste leggende, o tanto meno che esistesse un suo "parente" ancora più grande. 

Particolare interessante, la figura del Peng ha molti punti in comune con lo “uccello del tuono”, nome con cui nella mitologia e nel folklore di diverse tribù di nativi americani si identifica un gigantesco rapace che si diceva avesse un'apertura alare pari a due volte la lunghezza di una canoa e fosse l'origine delle tempeste: le nubi si addensano perché spinte dal vento creato dalle sue gigantesche ali (i cui movimenti creano il rombo dei tuoni), il lampeggiare sono bagliori dei suoi occhi, e i fulmini sono serpenti luminosi che il volatile porta con sé e lascia cadere a terra. Nelle maschere rituali e nei totem, viene rappresentato come un uccello dal piumaggio multicromatico, con due corna ricurve, e denti nel becco.


Simbolo di libertà e ideale di perfezione

Quale che sia l'origine del mito, il Peng è nella cultura cinese un simbolo di grande aspirazione e volontà indomabile. Nel perseguire la sua volontà di evoluzione e la persistente ricerca di luminosità e libertà il Peng, da che era un pesce Kun gigante nel Mare del Nord, si rifiuta di seguire i sentieri battuti e si trasforma in un gigantesco uccello che vola alto nel cielo, abbandonando l'oceano freddo e oscuroe scegliendo di cambiare e perseguire una maggiore libertà. Se da un lato questa metamorfosi sembra ricalcare quasi alla lettera l'evoluzione naturale che la moderna scienza ha confermato, simbolicamente vi possiamo leggere l'azione determinata di chi si spinge in avanti con una volontà indomabile e continua a combattere nonostante tutte le battute d'arresto. 

Nella sua opera infatti Chuang Tzu racconta delle derisioni che una cicala, una quaglia e una tortora riservavano al Peng, giudicando inutili i suoi sforzi di volare sempre più in alto e lontano, causa solo di perdita di tempo e di energia, incomprensibili per chi – come loro – vola basso e in maniera funzionale a procacciarsi il sostentamento quotidiano, in una visione che richiama il racconto di Richard Bach dedicato al gabbiano Jonathan Livingston.

Questa ricerca destinata probabilmente a non concludersi mai ha ispirato numerose interpretazioni; il monaco buddista Zhi Dun (314-366 d.C.) associò il volo del Peng alla massima soddisfazione raggiunta dallo zhiren (至人 "persona perfetta; saggio; santo") mentre per il maestro buddista Chan Hanshan Deqing (憨山 德清, 1546-1623) il Peng è l'immagine del saggio taoista e suggerisce che il volo dell'uccello non deriva dall'accumulo di vento, ma dal profondo accumulo di De ("virtù, potere interiore"), concetto che abbiamo esaminato quando abbiamo trattato del Neiye (clicca QUI per leggere l'articolo).
 
Secondo queste interpretazioni il Peng può essere interpretato come un'immagine di libertà, una sorta di distillato del più alto ideale taoista ed un invito ad affrontare i nostri limiti e percorrere la Via che sentiamo appartenerci, similmente ad animali come il falco o l'aquila, che hanno significato molto simili nella araldica e simbologia occidentale.


Il Peng nella cultura moderna

Il Peng simbolizza linguisticamente "grandezza; grande promessa; grandi realizzazioni" e come tale trova posto in modi di dire ed espressioni popolari; per esempio “péng chéng wàn lǐ (鵬程萬里, letteralmente, “il Peng viaggia 10.000 li”) significa "avere un futuro luminoso / illimitato"ed è usato come motto beneaugurante o di incitamento.

Per lo stesso motivo, troviamo Peng in molti nomi di battesimo o di cortesia della Cina continentale, di Hong Kong e di Taiwan, così come in Giappone e nel Sud-Est asiatico.