Praticare per conoscere, conoscere per praticare

Tante volte Sifu Maistrello ci ha ricordato che già nei primi movimenti delle forme comprese nel curriculum tecnico della Wudang Fu Style Academy è compreso il nucleo fondamentale delle discipline interne; che si tratti della forma 88 o quella dei Palmi Fulminanti, in pochi gesti è compresa l'essenza di pratiche ricche e complesse.
In un precedente articolo abbiamo discusso sul come – attraverso la pratica – si possano cogliere aspetti che vanno bel al di là dell'aspetto fisico del nostro quotidiano.

Una comprensione – citiamo quanto già scritto in quella analisi – che non può e non deve essere solo intellettuale, ma che faremo nostra perché la vedremo dimostrata in ogni momento intorno a noi, attraverso i gesti che compiamo ed i principi che applichiamo

Uno stretto ponte tra due abissi


Potremmo definire la pratica delle discipline interne come il percorso su un ponte che attraversa due abissi; da un lato quello che ci sprofonda in una attività esclusivamente fisica e “muscolare”, che fa del Tai Chi Chuan una specie di danza leggiadra, del Qi Gong una semplice ginnastica esotica, del Pa Kua Chang un modo originale di giocare al “girotondo” e del Tui Shou una sorta di gara a chi spinge più forte.

Dall'altro lato l'abisso che ci trascina nell'eccesso opposto, fatto di troppa mente ed eccesso di intellettualismo, in cui tutto passa per la testa, in cui ad ogni indicazione di pratica che riceviamo facciamo seguire troppe domande e poche esecuzioni, in cui cerchiamo la risposta in libri, siti internet, discussioni social ed ovunque meno che dove la troveremmo di sicuro: in una pratica attenta e consapevole.

Il ponte che percorriamo è stretto e traballante, a significare che saremo sempre a rischio di “cadere” dall'una o dall'altra parte ed a qualunque livello di esperienza dovremo sempre stare bene attenti a dove - realmente e metaforicamente – mettiamo i piedi. Ma se riusciamo a mantenere questo equilibrio, allora avremo la possibilità di rendere complementari questi due opposti ed avere la possibilità di esaminare la nostra pratica da due punti di vista che si arricchiranno reciprocamente.

Il dito e la luna


Se è vero allora che attraverso la pratica delle discipline interne possiamo avere esperienza consapevole tanto del microcosmo Uomo che del macrocosmo Universo, come possiamo applicare questa affermazione alla nostra pratica?

La risposta è meno facile ed immediata di quella che potrebbe venirci in mente, perché ciascuno ha i suoi modelli di interpretazione e le sue chiavi di lettura, elaborate in base alla propria esperienza e scala di valori.

Per non cadere nella proverbiale incomprensione del dito che indica la luna, dobbiamo quindi ricordare che per quanto si parli di Principi che vanno al di là del tempo e dello Spazio, e quindi validi sempre e ovunque, questi non possono essere compresi senza avere una formazione sufficiente.

In altre e più semplici parole, se quanto diremo dovrebbe (il condizionale è d'obbligo!) essere chiaro a chi abbia una certa esperienza di pratica ed una minima conoscenza della filosofia e cosmologia taoista, allo stesso modo potrebbe risultare incomprensibile a chi non abbia mai praticato alcuna disciplina interna on non sia mai andato oltre una mera ripetizione meccanica e passiva dei gesti a lui mostrati o – peggio! - visti in qualche video su YouTube.

Una risposta alla domanda che ci siamo fatti la possiamo avere analizzando come avviene la trasmissione da insegnante ad allievo. In tutte le discipline tradizionali, tanto orientali quanto occidentali, indipendentemente da quello che è l'ammaestramento impartito, la progressione avviene secondo una dinamica ben precisa, ovvero la prima tecnica che viene insegnata non è mai – come spesso si crede – la più facile, bensì la fondamentale, ovvero quella su cui – etimologicamente parlando – si baseranno tutte le tecniche successive.

L'affermazione potrebbe sembrare banale ma la sua mancata comprensione è spesso causa di pratiche difettose e “crisi di crescita”, con praticanti delle discipline interne che a volte si limitano a scimmiottare malamente i movimenti che vedono fare dal loro insegnante senza capire i principi, la dinamica, le applicazioni marziali e gli effetti sul benessere. Per fare un esempio, così come – nell'ambito della matematica - la prima e fondamentale materia di studio è la aritmetica con lo studio dei numeri e le regole pratiche di calcolo, nel curriculum del Vecchio stile Fu troviamo la pratica di “Aprire le nove porte” che, come il Maestro Severino Maistrello evidenzia spesso, non è una mera forma di riscaldamento muscolare o scioglimento articolare, ma una vera e propria forma di iniziazione che contiene in se i principi fondamentali che si svilupperanno nelle pratiche successive.

Sarà impossibile imparare ad eseguire il calcolo di una funzione matematica se non abbiamo capito come risolvere una moltiplicazione, ed alla stessa maniera l'esecuzione di una forma di Tai Chi Chuan o di Pa Kua Chang sarà solo un più o meno aggraziato “muovere l'aria” se non abbiamo alle spalle una esperienza attiva e consapevole nella pratica del Tom-ma e del Siu Gao Tin.

Un gesto, un mondo

E quanto sopra non vale solamente, come si potrebbe pensare, per sviluppare una certa “memoria corporea” che ci consenta di fissare nel nostro corpo determinati schemi motori ma anche per comprendere (anche in questo caso, etimologicamente) principi filosofici apparentemente astrusi o che ci sembrano lontanissimi da noi. E questa comprensione avviene non al termine di lunghi e faticosi anni di studio e pratica ma ci viene offerta subito, sin dal primo giorno in cui mettiamo piede in un Kwoon, e ripetuta costantemente e con pazienza finché un giorno questa ci appare in tutta la sua illuminante semplicità.

“Semplice ma non banale” è l'ammonimento che Sifu Maistrello ripete spesso per mettere in guardia da improvvide illusioni e conseguenti delusioni, semplice vuol dire che dobbiamo vedere le cose per come sono, senza sovrastrutture mentali e tensioni fisiche, spogliandole da tutto quello che aggiungiamo più o meno inconsciamente, frutto di elucubrazioni mentali e incomprensioni egoiche, lasciandoci stupire di quanto un piccolo gesto possa contenere una grande lezione.

Tante volte Sifu Maistrello ci ha ricordato che già nei primi movimenti delle forme comprese nel curriculum tecnico della Wudang Fu Style Academy è compreso il nucleo fondamentale delle discipline interne; che si tratti della forma 88 o quella dei Palmi Fulminanti, in pochi gesti è compresa l'essenza di pratiche ricche e complesse.

Basta infatti ricordare quale è la sequenza di apertura alla pratica che normalmente viene eseguita: si comincia con il praticante in posizione Wu-chi con i piedi uniti e le braccia stese sui fianchi, si passa nella posizione Tai-chi con le ginocchia leggermente flesse e le mani sovrapposte e poggiate sull’addome e poi nella posizione Liang-yi aprendo la gamba sinistra per portare i piedi alla larghezza spalle con le braccia di nuovo stese sui fianchi.

Quello che agli occhi di un profano potrebbe sembrare un semplice passo laterale, già nei termini impiegati per definire le varie posizioni richiama la creazione dell'universo secondo la cosmologia taoista, un argomento tanto ricco ed affascinante da meritare un articolo a parte.