Il gigante Pangu, il creatore dell’universo

Ogni volta che noi eseguiamo anche il più semplice movimento o la (apparentemente) più banale tecnica di una forma, stiamo in qualche modo ripercorrendo i passi ed i gesti che in una sorta di rito sciamanico che da millenni viene ripetuto uguale a sé stesso per rievocare ciò che in noi uomini moderni la mente razionale ha forse scordato ma che il Cuore ben ricorda.
Nelle discipline interne cinesi viene spesso richiamata la triade Terra, Uomo e Cielo, che appare a volte in maniera evidente ed altre volte in maniera meno esplicita, esprimendo anche la notevole importanza che il numero tre ha nella filosofia e nella cultura cinese in generale e nella concezione della fisiologia in particolare.

Anche nell’ambito delle discipline comprese nel curiculum tecnico della Wudang Fu Style Academy questa triade è spesso presente, come ad esempio accade nella forma 88 del Tai Chi Chuan, tradizionalmente divisa in tre parti, ciascuna identificata appunto come Forma Terra, Forma Uomo e Forme Cielo,

Sebbene l’immagine dell’uomo situato tra terra e cielo sia facilmente immaginabile, non tutti probabilmente ne conoscono l’origine mitologica. La raccontiamo qui, scoprendo che anche in questo caso ci sono sorprendenti analogie con storie e leggende della cultura occidentale.

Il gigante Pangu

In molte culture l’origine del mondo si fa risalire ad una sorta di uovo cosmico, variamente rappresentato, ed anche in Cina ritroviamo qualcosa di simile. Il mito racconta infatti che in un tempo lontanissimo ancora l’universo non esistevase non in uno stato primordiale ed indifferenziato, senza senza caratteristiche e senza forma. Questo caotico stato primordiale si fuse coagulandosi in un uovo cosmico, al cui interno, per 18.000 anni, i principi dello yin e dello yang si bilanciarono perfettamente.

Da questo 'equilibrio nacque Pangu, rappresentato come un gigante peloso e dotato di due lunghe zanne,  grandi corna e vestito di pelli. Queste caratteristiche ricordando il dio greco Pan, ma vedremo più avanti che molte sono le analogie con altri miti e leggende a conferma, secondo alcuni, di una sorta di origive comune delle cosmogonie primitive.

Presa coscienza di sé stesso, Pangu volle dare inizio alla creazione del mondo e con una grossa scure ascia ruppe l’uovo cosmico, separando lo Yin e lo Yang sino a quel momento perfettamente in equilibrio e creando così la Terra  ed il Cielo. Perché questa differenziazione venisse mantenuta Pangu si frappose  tra loro, spingendo il cielo verso l'alto con le braccia e la terra verso il basso con le gambe, in un processo di separazione che durò altri diciottomila anni durante il quale ogni giorno  Pangu diventava più alto di dieci piedi (circa tre metri) mentre la terra diventava dieci piedi più spessa e bassa ed il cielo saliva più in alto di altrettanti dieci piedi.

Dopo questi ulteriori diciottomila anni Pangu morì ed il suo corpo subì una ulteriore trasformazione, dissolvendosi e dando origine all’universo: Il suo respiro divenne vento, nebbia e nuvole; la sua voce diventò tuono, il suo sudore pioggia, il suo occhio sinistro divenne il sole mentre il suo occhio destro la luna. La sua testa diede origine alle montagne mentre dal suo sangue nacquero fiumi e ruscelli; i suoi muscoli e la sua carne divennero terra fertile; la barba diede origine alle stelle ed alle costellazioni, i capelli agli alberi, all’erba ed alla vegetazione. Le sue ossa si trasformarono in rocce, sassi e minerali, i denti e le unghie originarono i metalli mentre dal suo midollo nacquero gemme e gioielli preziosi e le sue quattro membra divennero pilastri che segnavano i quattro angoli del mondo.

I lettori più attenti avranno notato che manca qualcosa, anzi qualcuno; e gli esseri umani? Beh, secondo la leggenda gli animali ebbero origine dalle pulci che infestavano la sua pelliccia mentre l’umanità nacque dai pidocchi nascosti tra i  capelli di Pangu che – alla sua morte – si diffusero per tutto il creato portato dal vento. E così, se l’agente Smith di “Matrix” considera l’uomo come un virus, la mitologia cinese ci fa discendere dai parassiti, c’è n’è abbastanza per farsi qualche domanda e ripensare il nostro ruolo ed il nostro operato su questa terra.

La simbologia di Pangu

Il nome Pangu (盤古), scritto anche  Pángǔ o P'an-ku è composto da due caratteri che – come spesso accade in questi casi – dicono molto del nome e del personaggio a cui è attribuito. 

Il primo  carattere è 盤 ( pán) e si traduce come “piatto, vassoio” , ma in antichità indicava un bacino largo e piatto per abluzioni rituali. Questo carattere è  un composto fono-semantico in cui il componente fonetico 般 (bān) preso da solo si traduce come “ordinare, tipo, classe, modo, maniera” a sua volta composto dal pittogramma 舟 (zhōu)  che rappresenta una barca e da 殳 (shū) altro pittogramma che rappresenta una mano che impugna uno strumento, per esprimere una attività manuale.

Il secondo carattere, dal valore semantico è 皿.(mǐng) che preso singolarmente si traduce come “piatto, disco, vassoio”  ed è un pittogramma che rappresenta un contenitore un calice, i cui manici laterali sono congiunti nella forma moderna del carattere.

Il secondo carattere del nome è 古 (), a sua volta composto dal pittogramma 口 (kǒu) che rappresenta una  bocca aperta  con  l’ideogramma  十 ( shí) che indica il numero dieci, a rappresentare qualcosa che è stato raccontato da dieci bocche, ovvero è passato da padre in figlio per dieci generazioni, quindi qualcosa di vecchio, antico e allo stesso tempo degno di essere ricordato ed onorato.

Già da questa prima analisi possiamo rilevare diversi particolari; il primo è senz’altro il fatto che i caratteri utilizzati sono pittogrammi, ovvero le versioni più antiche dei caratteri stessi, a confermare quanto remota sia l’origine del nome, ulteriormente confermata dalla presenza del carattere 古 (), impiegato sempre – tanto in Cina quanto in Giappone - per indicare una scuola, un insegnamento o una tradizione antica e degna di rispetto. Altra nota meritano i significati dei caratteri; da una parte tanto il significato di 盤 ( pán) che dei suoi componenti esprimono l’idea di mettere ordine, dare un senso, individuare per tipologia che è per certi aspetti quello che Pangu fa nel momento in cui “rompe” l’equilibrio di un tutto indifferenziato contenuto nell’uovo cosmico, atto realizzato con un colpo di scure richiamato dal carattere 殳 (shū).

Alla stessa maniera, non è forse casuale la presenza del carattere 舟 (zhōu), sia perché la forma di una barca e la sua funzione di contenitore richiamano la immagine di un uovo, sia perché la stessa barca è simbolicamente uno strumento che “trasporta” la vita (si pensi, solo per fare un esempio, al neonato Mosè salvato dalle acque nel racconto biblico), assumendo quindi valenza dia come ovulo femminile che come spermatozoo maschile, unificando così in maniera complementare due principi opposti.

Altrettanto non casuale potrebbe essere la presenza di un carattere che indica un calice per conenere dei liquidi, sia per richiamare la funzione uterina che per l’impiego rituale che questi oggetti hanno in molte culture, come ricorda anche il carattere  文 (wén) che ha tra i vari impieghi quello di indicare regole di comportamento e cerimoniali oltre che l’aspetto legato al benessere delle discipline interne ed è un  pittogramma che secondo alcuni potrebbe rappresentare un braciere o un vaso per offerte rituali impiegato in cerimonie religiose.

Sulla base di quanto detto quindi, Pangu potrebbe essere tradotto come “calice antico”, che richiamerebbe il significato di un mare ancestrale da cui nasche la vita, immagine che ritroviamo anche nella divinità babilonese Tiamat, ritenuta la madre di tutto il cosmo e la dea primordiale degli oceani e delle acque salate, nonché simbolo e incarnazione del caos primordiale, che nel nome e negli attributi ricorda la ninfa greca Teti.

Non è questo l’unica (casuale?)  somiglianza con le mitologie occidentali; se l’immagine di Pangu richiama il mito norreno del gigante Ymir  ed il suo sforzo di sostenere il cielo è simile a quello del gigante Atlante che sostiene la terra sulle sue spalle, il modo con cui è  stata creata l’umanità è simile a quello con cui Cadmo, altro personaggio della mitologia greca, che fece nascere degli uomini armati seminando nella terra i denti di un drago che aveva ucciso. 

Sempre a proposito di giganti e creazione del mondo, nella Genesi biblica, in diversi libri non canonici del Giudaismo e in antichi scritti cristiani, troviamo la figura dei nefilim (in ebraico נפלים), che indica un popolo di giganti che sarebbe stato presente sulla terra al tempo dell'incrocio tra i "figli degli Elohim" e le "figlie degli uomini". L’argomento ha suscitato negli ultimi anni accese polemiche tra chi vedeva in queste descrizioni la prova di una origine aliena della razza umana ma non è ovviamente questa la sede per affrontare una simile questione.

Una ultima notazione la riserviamo ai numeri di questa leggenda, che come sempre avviene nelle mitologie non sono mai casuali. Nel nostro caso notiamo la ripetizione di due cicli da 18.000 anni, durante i quali Pangu prima realizza sé stesso e poi compie la sua opera 18 è ul primo numero che è multiplo sia di 6 che di 9, entrambi a loro volta multipli di tre. Si tratta di numeri dal profondo significato simbolico, che non a caso ricorrono frequentemente nella filosofia orientale e nelle discipline interne in particolare (clicca QUI per leggere l’articolo).

Concludiamo evidenziando che alcune fonti riportano una versione diversa della legenda, in cui si racconta che un fratello e sua sorella furono gli unici sopravvissuti al Diluvio preistorico accucciandosi in una zucca che galleggiava sull'acqua. I due si sposarono e dalla loro unione nacque una massa di carne a forma di pietra per affilare. I due genitori tagliarono la creatura in pezzi e questi si sono trasformati in un grande numero di persone, che ha ricominciato a riprodursi. La coppia primigenia si chiamava "Pan" e "Gou", che  nella lingua etnica Zhuang, significano rispettivamente “pietra per affilare” e “zucca”. 

Pangu e le discipline interne

Come è facile immaginare, discipline come il Qi Gong, il Tai Chi Chuan ed il Pa Kua Chang hanno diversi punti in comune con la leggenda di Pangu; la prima e più evidente è il richiamo alla filosofia taoista; come abbiamo detto l’uovo cosmico rappresenta il Wu Chi, un tutto indifferenziato che contiene in potenza tutte le possibilità; da questo – grazie alla azione di Pangu che rappresenta il Tai Chi – ha origine la differenziazione dello Yin e dello Yang, rappresentati dalla Terra e dal Cielo, una  progressione creativa descritta nel Tao Te Ching con la famosa descrizione: “Dall'uno nasce il due, dal due nasce il tre e dal tre nascono i diecimila esseri".

Questa visione filosofica viene rappresentata ogni volta che si inizia a praticare una forma di  Tai Chi Chuan o  Pa Kua Chang o quando ci si appresta ad eseguire un esercizio di Qi Gong, poiché la postura iniziale a piedi uniti rappresenza il Wu Chi, la “apertura” a piedi a larghezza spalle il Tai Chi e la successiva azione il Liang Yi in cui la differenziazione tra Yin e Yang diventa evidente.

Altri riferimenti più specifici li troviamo in alcune pratiche delle discipline comprese nel curriculum tecnico della Wudang Fu Style Academy, e così se la postura di Pangu ci ricorda l’ammonimento di mantenere “piedi ben piantati a terra e sguardo all’orizzonte”, il suo sforzo continuo lo ritroviamo degli esercizi del ba Duan Jin conosciuti come “Sostenere il Cielo” e “Separare lo Yin dallo Yang”.

Un ulteriore eco alla filosofia presente nelle discipline interne la troviamo inoltre nella versione della leggenda in cui Pangu viene aiutato nella separazione del Celo dalla Terra da quattro creature mitiche: la tartaruga, il Qilin (unicorno), la fenice e il dragone, che ritroviamo anche come custodi dei punti cardinali nella cosmologia cinese. Le illustrazioni di Pangu lo rappresentano in compagnia di animali soprannaturali quali la tartaruga e la gru, che simboleggiano la vecchiaia o l'immortalità, a cui volte si aggiungono anche il drago, emblema del potere, e la fenice, emblema della beatitudine.

Un altro  gigante della mitologia cinese

Come è facile immaginare , la  leggenda di Pangu non è l'unica nella mitologia cinese; una molto simile la ritroviamo negli insegnamenti dello On Zon Su, la millenaria arte di massaggio del piede insegnata dal M° Severino Maistrello, allievo diretto del M° Ming Wong C.Y, rappresentante della centesima generazione della Scuola. In questa leggenda si narra che dopo l'origine del mondo , nell'epoca del Fuoco, tutte le piante gli uomini e gli animali morirono e sulla terra rimasero la cenere, un gigante di nome A-ie, alcune specie di insetti ed un Dio, che ingaggiò una lotta con il gigante senza riuscire a batterlo.

Il Dio continuava a lottare con il gigante senza successo finché si rese conto che il punto debole di A-ie erano i piedi e così, mentre il gigante dormiva, si avvicinò a lui e mise delle lumache, intorno a lui. Quando il gigante si svegliò, alzandosi ruppe il guscio delle lumache, ferendosi i piedi con le schegge. Dopo essersi trasformato in una bella ragazza il Dio riuscì ad avvelenare le ferite ai piedi del gigante facendogli credere di volerlo curare. 

L’infezione progredì sino a causare la morte di A-ie, ed allora il Dio tagliò il suo corpo a pezzi e ricreò con questi le piante, le pietre, gli animali e gli uomini, facendo così rinascere il mondo.

Solo storie?

Giunto a questo punto qualcuno potrà chiedersi il perché raccontiamo queste storie incredibili; il motivo è presto detto: prima di tutto c’è il rispetto verso le generazioni dei Maestri passati che attraverso questi racconti ci hanno trasmesso la loro arte e la loro esperienza. Oggi noi siamo abituati – soprattutto in Occidente – ad una istruzione razionale basata su nozioni e informazioni logiche e razionali ma in un passato neppure troppo lontano la conoscenza avveniva in maniera affatto diversa, utilizzando i miti non come fantasiose storielle ma come potenti suggestioni in grado di “risvegliare” nella mente e nel cuore di chi aveva le qualità necessarie e sufficienti una sorta di “illuminazione” che costituisce l’asse portante di un insegnamento trasmesso dalla bocca del Maestro all’orecchio del discepolo.

Anche in questo caso non è possibile approfondire oltre questo argomento, basti quindi sapere che ogni volta che noi eseguiamo anche il più semplice movimento o la (apparentemente) più banale tecnica di una forma, stiamo in qualche modo ripercorrendo i passi ed i gesti che in una sorta di rito sciamanico che da millenni viene ripetuto uguale a sé stesso per  rievocare ciò che in noi uomini moderni la mente razionale ha forse scordato ma che il Cuore ben ricorda.