Scalare la montagna

Come ben sa chi la montagna la frequenta davvero, le indispensabili qualità personali del singolo scalatore si possono esprimere grazie all'aiuto dei suoi compagni di cordata ed alle indicazioni della guida che indica il percorso migliore per ciascuno per raggiungere la vetta agognata. 
In diversi articoli del nostro blog abbiamo evidenziato lo stretto legame che esiste da millenni tra le discipline tradizionali e la Natura nelle sue varie espressioni; solo per citare alcuni esempi tra i più famosi, il Maestro Ce Cion Ci deve il suo soprannome all'albero di pino rosso vicino cui praticava la forma del Siu Kao Tin ed il Maestro Chang San Feng ispirò il Tai Chi Chuan ad un combattimento tra un serpente ed una gru. 

Ancora, molti esercizi di Tai Chi Chuan, di Pa Kua Chang e di Qi Gong riprendono nei principi e nei nomi animali (come ad esempio Tigre, Gru o Serpente), fenomeni atmosferici come il fulmine, il tornado, la pioggia o il tuono oppure luoghi o ambienti come montagne, foreste, laghi. mari

Gli ammaestramenti della Natura

Il forte legame con la Natura non è certo una prerogativa orientale; sin dalla notte dei tempi l'uomo ha sempre guardato alla Natura ed a tutte le sue manifestazioni con un misto di terrore, ammirazione e meraviglia, giungendo a mitizzarla quando non a darle addirittura delle prerogative quasi umane, come fa ad esempio Giacomo Leopardi quando la definisce  matrigna crudele e indifferente ai dolori degli uomini.

Di fatto, alla Natura ed ai suoi fenomeni l'uomo a sempre guardato, sia per proteggersi dai suoi pericoli sia per sfruttare a suo vantaggio le possibilità che potevano essere colte, maturando nel frattempo la convinzione che i fenomeni naturali, pur nella loro apparente variabilità, obbedivano a leggi e principi immutabili.

Comprendere queste leggi e questi principi avrebbe consentito di potere in qualche modo prevedere il futuro e gestire opportunamente il presente, come dimostrano – due esempi per tutti – il motto latino “Natura magistra vitae” e l'elaborata filosofia alla base dello I-Ching, uno dei più noti ed antichi testi sapienziali orientali.

Se questo legame tra uomo e natura era evidentemente stretto e costante nei secoli passati, oggi l'uomo sembra averlo dimenticato ed a volte pare quasi volersi vendicare sulla natura stessa, inquinando irrimediabilmente o distruggendo per sempre mari, fiumi, boschi e montagne. Un comportamento scriteriato ed assurdo di cui sempre più spesso subiamo le tragiche conseguenze.

La pratica della alchimia

E' noto che le discipline psicofisiche orientali sono in larga parte influenzate dai principi della alchimia taoista che – pur nella sua enigmatica ed a volte quasi incomprensibile applicazione – emerge potente in numerosi testi sapienziali giunti sino a noi. Una pratica, quella alchemica, fortemente incentrata sull'Uomo come fine e mezzo delle sue operazioni, e che proprio per questo si basava su analogie a volte oscure ed altre volte esplicite, come nella definizione di “Tatien” riferita ad alcuni specifici “centri energetici” del corpo umani, identificati appunto come delle miniere di cinabro, in rosso solfuro di rame che della alchimia taoista è ingrediente principale.

Come nel caso della alchimia occidentale, anche in Oriente era richiesta grande attenzione alle dosi ed agli ingredienti, alla loro purezza ed alla loro corretta manipolazione. Non si trattava di seguire pedissequamente aride istruzioni altrui quanto sviluppare un vero e proprio legame tra l'alchimista, gli elementi impiegati e l'opera che si voleva compiere, pena un fallimento certo, che ad alcuni poteva costare anche la vita.
Che si legga il trattato di alchimia e fisiologia taoista scritto da Chao Pi Ch'en all'inizio del ventesimo secolo oppure il “Trattato sul mistero del fiore d'oro del grande uno" attribuito al maestro Lu-Tzu (solo per citare i più famosi) il risultato non cambia, questo legame tra Uomo e Natura emerge in maniera costante ed evidente, così come – ancora più esplicitamente – è presente in opere che trattano di medicina, cura e prevenzione delle malattie, come nel caso del noto “Huangdi Neijing”. 

La alchimia della pratica

Le discipline interne comprese nel curriculum tecnico del Vecchio Stile Fu, essendo eredi ed espressione di pratiche millenarie figlie proprio di questo legame tra Uomo e Natura, sono fortemente intrise di questa filosofia che  porta il praticante ad essere in simbiosi con l'ambiente  ed a trarre da questo energia ed ispirazione. 

Sono ampiamente noti i benefici della pratica svolta all'aperto in un ambiente naturale, e non a caso da sempre i seminari tecnici nazionali della Wudang Fu Style Academy vengono svolti in località scelte che offrono la possibilità di praticare tra gli alberi o vicino al mare, condizione che consente ai partecipanti di praticare nelle condizioni ideali non solo per godere di piacevoli momenti di relax ma anche di ottenere una vera e propria “ricarica energetica” dagli elementi naturali circostanti.

Il riferimento alle manifestazioni naturali rappresentate con la duplice polarità dello Yin/Yang, il riverberare dei cicli di controllo, generazione e distruzione dello Wu Xing e dei suoi Cinque Elementi, il costante richiamo alla ottuplice circolarità del Pa Kua che tanto spesso sottolinea il Maestro Severino Maistrello, terza generazione dello stile Fu e discepolo interno del Maestro taoista Ming Wong Chun Yin e del Maestro To Yu, sono frequenti ed esplicite, a dimostrazione di quanto queste influiscano sui principi e sulle tecniche del Tai Chi Chuan, del Pa Kua Chang e - ovviamente – del Qi Gong.

Scalare la montagna

Come abbiamo detto, molti sono gli elementi naturali di cui troviamo traccia più o meno evidente nella pratica e nei principi delle discipline interne comprese nel curriculum tecnico del Vecchio Stile Fu, ma tra questi elementi spicca senz'altro la montagna, per tutta una serie di motivi.

Nella montagna del Wudang sono nate e si sono sviluppate le arti del Vecchio Stile Fu, alla montagna si ispira una delle posizioni principali del Tom-ma (e non solo...), alla montagna fanno riferimento – direttamente o indirettamente – diverse tecniche di Tai Chi Chuan e di Pa Kua Chang. Per questi motivi crediamo che la montagna possa costituire un esempio calzante per rappresentare lo spirito con cui un praticante dovrebbe approcciarsi a queste discipline 

In passato, il discepolo desideroso di imparare cercava per lungo tempo un Maestro sapiente, e spesso lo scopriva in una grotta, su una impervia montagna, lontano da occhi profani ma pronto a farsi trovare da chi fosse degno di ricevere il suo sapere. Oggi forse non ci sono più montagne da scalare, ma comunque la ricerca di un vero Maestro deve essere compiuta mettendo in conto un impegno quasi mai facile e breve, in cui non devono mancare attenzione e cautela, fiducia nella propria guida e costanza nel procedere, tutte doti che ancora oggi sono qualità imprescindibili per un alpinista.

La montagna è – metaforicamente – il tramite tra Terra e Cielo, così come è l'Uomo nella visione filosofica della pratica; come la montagna il praticante deve sviluppare efficace radicamento al suolo, postura stabile e desiderio di elevazione. Come una montagna contiene nel suo ventre metalli preziose e gemme rare, così il praticante delle discipline interne del Vecchio stile Fu distilla attraverso la pratica i Tre Tesori delle energie vitali dello Shen, del Qi e dello Jing e con la stessa attenzione e costanza nel procedere che si avanza nella pratica, sempre attenti “a dove mettiamo i piedi” in senso reale e metaforico e consapevoli che nessun passaggio – anche il più apparentemente semplice e banale – può essere saltato.

Nella pratica effettiva, come nello scalare una montagna, i risultati si ottengono solo e solamente agendo in maniera adeguata. Come non si raggiunge la vetta rimanendo seduti nella nostra poltrona, così non si ottiene la maestria trascorrendo ore e ore a guardare video su YouTube o a discutere sui social. Così è stato, così è e così sarà perché – come acutamente notava un Maestro – la base della montagna è molto ampia perché sono in tanti che iniziano a scalarla, ma la vetta è invece molto piccola, perché solo poche persone la raggiungono. Questo ovviamente non deve demoralizzarci, solo renderci consapevoli che la Via è a disposizione di tutti ma che non tutti sono disposti a percorrerla; se non raggiungeremo il traguardo che ci siamo prefissi potremo cercare mille scuse, ma dovremo essere consapevoli che quasi certamente la maggior parte della responsabilità è nostra.

Molte altre analogie potremmo fare, ma ne abbiamo indicato solo alcune lasciando a ciascun praticante l'intrigante impegno a scoprirne eventualmente altre. Qui concludiamo con una ultima, personale notazione. Come ben sa chi la montagna la frequenta davvero, le indispensabili qualità personali del singolo scalatore si possono esprimere grazie all'aiuto dei suoi compagni di cordata ed alle indicazioni della guida che indica il percorso migliore per ciascuno per raggiungere la vetta agognata; nella Wudang Fu Style Academy abbiamo la fortuna di avere al fianco compagni di Via entusiasti, insegnanti preparati ed una guida come il M° Severino Maistrello sempre pronto a consigliare ed a condividere il suo sapere, una condizione propizia e non comune che deve farci guardare con fiducia verso la cima di quella montagna che vogliamo conquistare.
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