La figura della Tigre nella pratica delle discipline interne

La Tigre è uno degli animali più utilizzati nella simbologia orientale, non solo nel campo delle discipline marziali, ma anche in moltissimi altri ambiti sociali e culturali.

Come è noto a chi abbia una conoscenza anche superficiale dell'Oriente, la Tigre è uno degli animali più utilizzati nella simbologia dell'Est, non solo nel campo delle discipline marziali, ma anche in moltissimi altri ambiti sociali e culturali. 

Occorre dire che questo animale esercita da sempre un fascino notevole anche in Occidente, e da secoli fa parte integrante di stemmi araldici, motti familiari, blasoni nobiliari e – in tempi più recenti – spot pubblicitari, favole e film di animazione.

  

La Tigre Bianca dell’autunno

 

Uno dei motivi di questa popolarità è senz’altro il fatto che la Tigre Bianca (白虎Báihǔ) è uno dei quattro simboli delle costellazioni cinesi, influenzando anche la maggior parte delle culture orientali, in cui questo animale mitologico ha la stessa importanza che in Cina.

La Tigre Bianca, che rappresenta l'Occidente in termini di direzione e la stagione autunnale nel calendario astronomico, fa parte - insieme alla Fenice Rossa, al Drago Verde, e alla Tartaruga Nera - dei “Quattro Guardiani” (四霛, 四灵, sìlíng), creature mitologiche che rappresentano le costellazioni cinesi.

Ognuno di questi quattro animali - con le proprie caratteristiche e origini - rappresenta un punto cardinale e una stagione dell'anno, associate alle direzioni del cielo, ed è associato a sette costellazioni ed inoltre ad ognuno di questi quattro animali fu attribuito un nome umano quando il Taoismo divenne popolare in Cina, ed alla Tigre Bianca venne imposto il nome di Jian Bing (監 兵, letteralmente, “controllore dell’esercito”).

Come abbiamo detto, la Tigre Bianca (o “Tigre di Giada”) è considerata la Guardiana dell'Ovest ed è associata con l'autunno, il colore bianco, e l'elemento metallo. Tradizionalmente, quando in una tomba si poneva del metallo, si stabiliva una connessione cerimoniale con la tigre di giada. Secondo una leggenda riportata negli Annali Cinesi di Wu e Yue, tre giorni dopo la sepoltura del re, l'essenza dell'elemento metallo prese le sembianze di una tigre di giada e si accucciò sulla tomba, divenendone la protettrice.

La giada bianca era spesso usata per venerare il dio dell'Ovest, e prese il nome di “giada della tigre”; per i cinesi la tigre era il re di tutti gli animali e signora delle montagne, così la giada della tigre era un ornamento riservato a comandanti di eserciti. In particolare la tigre maschio era dio della guerra, e proteggeva le armate dell'imperatore in battaglia, oltre che i demoni nella sua tomba. 

Secondo una leggenda, la coda di una tigre diventa bianca quando questa avrebbe raggiunto l'età di 500 anni. In un’altra leggenda invece, si afferma che la tigre bianca sarebbe apparsa solo quando l'imperatore avesse governato con assoluta virtù, o se ci fosse stata pace in tutto il mondo.

Per sottolineare l’importanza simbolica di questo animale e lo spirito che contraddistingueva chi si identificava in questo mitico felino, riportiamo un episodio che riguarda uno dei più famosi gruppi di combattenti del Clan giapponese degli Aizu, ovvero il battaglione "Byakko-tai" ("Tigre Bianca", in giapponese) composto da una quarantina di ragazzi sedicenni. Se oggi può stupire la giovane età di questi soldati, bisogna considerare che normalmente un samurai iniziava il servizio intorno ai quattordici anni e che il famoso generale Takeda Shingen prese il potere a diciassette anni con un colpo di stato con cui spodestò il padre folle, che lo maltrattava e gli preferiva il fratello minore.

Il battaglione faceva parte della guardia d'onore del Clan e chiese ed ottenne di partecipare all'ultimo scontro a fianco dei più adulti samurai dei gruppi "Shujakutai" (Passero rosso), "Seiryutai" (Drago azzurro) e "Genbutai" (Roccia nera). Era la battaglia di Boshin-no-eki del 23 agosto del 1868 ed ai ragazzi della seconda squadra, la “Shichu Byakkotai” (composta dai figli dei samurai di grado elevato), venne ordinato di raggiungere la zona di Tonoguchi al seguito del generale Katamori. All'una di pomeriggio i ragazzi raggiunsero la prima linea sotto una pioggia battente e concentrarono il fuoco sul nemico che sferrò un pesante contrattacco, causando diciotto morti tra le fila dei ragazzi e costringendo i superstiti alla ritirata. Questi passarono attraverso un tunnel della diga di Tonoguchi e raggiunsero il monte Iimori, dall'alto del quale videro il castello di Aizu in un mare di fiamme. Stremati dalla battaglia e sgomenti per il crollo del loro castello e per la supposta morte del loro daimyo (che invece si era rifugiato in un tempio buddista), i ragazzi optarono per un onorevole suicidio piuttosto che per la resa al nemico poiché, nella antica tradizione nipponica, i guerrieri il cui principe fosse stato ucciso dovevano eseguire il suicidio rituale per seguirlo nella morte oppure vivere nel disonore e con questa decisione, a dispetto della loro giovane età, i ragazzi della Byakkotai mostrarono la loro dedizione al Bushido.

La battaglia però, benché ormai persa, in realtà continuò altre quattro settimane, e il castello, che non era in fiamme come avevano creduto i giovani, era ancora in mano degli Aizu-Takeda. Le madri coraggiose fecero all'alba un lungo viaggio per andare a raccogliere le salme dei loro figli; i diciannove ragazzi, tutti morti meno uno ancora in vita nonostante il profondo squarcio del ventre, giacevano allineati con la faccia rivolta verso il castello del loro principe, in segno di estremo saluto. I superstiti all'interno del castello, nell’esempio dell'eroismo delle giovani squadre, scelsero di continuare a combattere sino all'estremo sacrificio, e come in passato, donne e bambini commisero seppuku prima della caduta definitiva del castello.

L’unico superstite della Byakko-tai, Iinuma Sadakichi, fu trasferito nella città costiera di Sendai e non fu più in grado di tornare a casa fino al momento della sua morte quando, come richiesto nel suo testamento, fu seppellito sulla stessa collina dove riposavano le salme dei suoi coraggiosi compagni.

 

La Tigre nella visione dei Cinque Elementi

Oltre che nella visione cosmologica dei Quattro Guardiani prima descritta, la Tigre è compresa nel principio del Wu Xing, che associa simbolicamente gli elementi costitutivi dell’Universo a diversi aspetti reali e mitologici. In particolare, la Tigre è l’animale collegato all’elemento Metallo che ha tra le principali correlazioni il pianeta Venere, il senso dell’olfatto e il sapore piccante.

Senza neppure sforzare troppo la fantasia, possiamo notare altri punti di contatto con la simbologia orientale ed occidentale; in particolare, il legame con il pianeta Venere richiama ulteriori collegamenti tra la Tigre ed altre simbologie, a partire dal fascino della bellezza femminile, evocato tanto dalla mitologica divinità che dai sinuosi movimenti del felino, passando poi a Efesto, marito di Venere e fabbro degli dei dell’Olimpo, esperto artefice in grado di modellare il Metallo a cui la Tigre è collegata e finendo con Marte, il dio della Guerra che di Venere fu amante e – per certi aspetti – controparte mitologica – simbolo di quelle arti marziali che addestravano ad uccidere con un solo gesto netto e deciso, simile alla letale zampata di una tigre.

Secondo una altra visione filosofico-energetica invece la Tigre, insieme a Cervo, Orso, Scimmia e Gru (o, in altre visioni alternativae, insieme a Gru, Scimmia, Mantide e Serpente oppure con Gru, Leopardo, Serpente e Drago) fa parte di un gruppo di animali che esprime specifiche caratteristiche fisiche, energetiche e spirituali. Questa particolarità può essere stata originata dalla particolarità che il termine “wǔxíng” in cinese mandarino può essere tradotto sia come “Cinque Elementi” (come abbiamo visto in precedenza) che come “Cinque Animali”.

Per questo motivo oggi in molte Scuole di Qi Gong sono praticati alcune serie di esercizi che si rifanno appunto a questi animali, tanto nel loro agire fisico che per le loro caratteristiche energetiche. Si ritiene che l’origine di questi esercizi sia da individuare nel periodo della dinastia Han (202 a.C – 220 d.C.) ad opera del medico Hua Tuo famoso per le sue abilità in agopuntura, moxibustione, fitoterapia ed esercizi medici di Daoyin, che avrebbe ideato (o sistematizzato quanto già esistente) il “Wuqinxi” (五 禽 戲; letteralmente "Esercizio dei cinque animali").

Ogni Scuola si può dire abbia una sua versione di questo set di esercizi, comunemente a ciascun animale sono associati due esercizi che esprimono l’aspetto Yin e l’aspetto Yang e stimolano gli organi e visceri interni (Zang e Fu). In particolare, gli esercizi associati alla Tigre sono collegati all’elemento Legno, alla stagione primaverile e quindi al Fegato e alla Cistifellea.

L'emozione associata al Fegato è la rabbia e questo organo ha molte funzioni importanti tra cui la conservazione del sangue (Xue), garantendo il movimento regolare del Qi nel corpo e ospitando l'anima eterea (Hun). Lo Xue del Fegato nutre i tendini, consentendo quindi l'esercizio fisico. Così come la Tigre è considerato il Re degli animali, il Fegato viene spesso paragonato a un generale dell'esercito perché è "responsabile" del flusso regolare del Qi, essenziale per tutti i processi fisiologici di ogni organo e parte del corpo. L’anima eterea Hun fornisce alla mente (Shen) ispirazione, creatività e un senso di direzione nella vita.

La pratica degli esercizi di Qi Gong associati alla Tigre si basa sul principio di afferrare e allungare. Allungando le braccia e le mani per afferrare il Cielo ed artigliare la Terra si stimolano i tendini ed il Fegato, mentre le torsioni che si applicano alla colonna vertebrale stimola i Meridiani straordinari di Ran Mai e Du Mai, attivando anche la Piccola Circolazione Celeste.

 

La Tigre nelle discipline interne 

Come è facile immaginare, un animale con tale importanza non poteva non avere una parte rilevante in un mondo come quello delle Arti marziali e delle discipline interne. Molte Scuole e Stili hanno la Tigre nel loro nome e nella loro storia, e molte delle loro tecniche si ispirano proprio a questo felino.

Oltre ad aver influenzato alcune tecniche specifiche, la Tigre – insieme al Serpente ed alla Gru - è uno degli animali che viene utilizzato per esprimere l’atteggiamento mentale e posturale del praticante. Nella modalità che si ispira alla Tigre, il praticante si muove in una maniera fluida e potente in grado di esprimere equilibrio, prontezza d’azione, tranquillità e decisione, caratteristiche ispirate dal passo elastico ed agile di questo felino.

Questa modalità di movimento stimola positivamente le articolazioni e – di conseguenza – migliora sia l’efficacia del ciclo respiratorio che il funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio, consentendo al praticante di passare da una posizione calma e rilassata ad un movimento rapido e potente come una tigre che balza sulla sua preda.

L'immagine della tigre, capace di passare istantaneamente da un atteggiamento tranquillo e rilassato ad un attacco letale effettuato con un balzo repentino o una micidiale zampata esprime anche simbolicamente la capacità di dominare (o essere dominati...) dalle nostre passioni e processi emotivi. Il detto orientale “Cavalcare la Tigre” come espressione della capacità di controllare i propri istinti e le proprie pulsioni è stato utilizzato spesso anche i Occidente, ad esempio nel libro “Cavalcare la tigre” del filosofo Julius Evola e nel “Cavalcare la propria tigre” dello psicoterapeuta Giorgio Nardone.

 

La Tigre nella astrologia cinese

 

Oltre ad essere un simbolo delle costellazioni celesti, la Tigre è presente anche nello zodiaco cinese insieme a Topo, Bue, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale.

Secondo il calendario cinese, ad ogni anno corrisponde un animale dello zodiaco cinese, seguendo un ciclo di 12 anni. L'ultimo anno cinese della Tigre è stato il 2010, il prossimo sarà il 2022.

Si ritiene che le persone nate nell’anno della Tigre abbiano le caratteristiche di questo felino, e si mostrino quindi coraggiose, competitive e sicure di sé, anche se a volte si fanno trascinare dall’impeto e dalla rabbia, anche in maniera eccessiva.

La tigre con è un animale di branco, e quindi i nati in questo segno sono individualisti e non si fidano molto del giudizio altrui. Questa caratteristica li rende poco propensi ad ubbidire a regole e gerarchie e scarsamente predisposti a raccogliere consigli e suggerimenti, e nel loro lavoro si dimostrano generalmente attivi ed ostinati nel perseguire gli obbiettivi che si sono prefissi, avendo una grande fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità che li porta frequentemente ad essere leader.

La loro irruenza fa si che spesso le loro azioni non siano accuratamente progettate o attentamente meditate, ma la loro determinazione li rende capaci di affrontare gli ostacoli ed imprevisti che incontrano sul loro cammino, oltre che di confrontarsi con estrema determinazione con coloro che percepiscono come ostili. Riprendendo alcune caratteristiche che simbolicamente vengono attribuite alla Tigre, i nati di questo segno agiscono non tanto motivati dal denaro o dal potere, quanto dal piacere di vincere le sfide che affrontano e dimostrare il loro valore. Come abbiamo detto in precedenza, la Tigre è considerata in Oriente il re degli animali e quindi a chi è nato negli anni di questo felino sono più adatti lavori con ruoli di comando e leadership (manager, amministratori di società, direttori d’orchestra), di guida (piloti, autisti, agenti di viaggio) o di influenza sugli altri (artisti, critici d’arte, venditori).

La tigre è un animale che esprime forza ed energia ed i nati in questo segno sono solitamente attenti alla salute e molto attivi fisicamente. Hanno un fisico armonico e robusto ed è difficile che si fermino per un raffreddore o una slogatura, ostinazione che a volte può però avere risvolti negativi per la loro salute. Amano praticare attivamente sport, anche discipline impegnative e pericolose, impegnando anche in queste attività tutte le energie di cui dispongono.

Troviamo la Tigre anche nel calendario lunare cinese, che tradizionalmente divide l'anno in 24 fasi solari. In quella chiamata “Jīngzhé” (惊蛰, “Risveglio degli insetti”), che corrisponde all’incirca alle prime due settimane di marzo (dal 6 al 20 marzo all’incirca) gli animali cominciano ad uscire dal letargo, aumenta la temperatura dell’aria e la frequenza delle pioggie, rappresentando quindi il periodo della ripresa delle attività agricole.

Secondo l'antico folklore cinese, la tigre bianca comincia a cacciare le sue prede proprio in questo periodo dell’anno, arrivando anche ad attaccare le persone. Secondo la superstizione popolare, la tigre bianca è anche l’animale che porta litigi e controversie e si crede che coloro che siano stati azzannati da questo felino siano destinati ad incontrare nella loro vita persone malvagie, che creeranno problemi ed ostacoli. Per questo motivo, in questo periodo dell’anno, nelle campagne cinesi venivano eseguiti particolari riti propiziatori, in particolare si disegnava l’immagine di una tigre bianca su un foglio di carta e spalmava del sangue di maiale sulla sua bocca, in modo da saziare simbolicamente la tigre ed evitare che azzannasse le persone, allontanando il rischio di conflitti ed eventi sfortunati.