Controllare il Qi, naturale ma non facile!

Possiamo immaginare il flusso del Qi nel nostro corpo attraverso decine di canali distinti conosciuti come jing luo, o meridiani, in maniera da aiutarci nella visualizzazione della sua circolazione durante la pratica. Memorizzare la posizione ed il percorso dei meridiani ci aiuterà a visualizzare la circolazione del Qi nelle gambe, nelle braccia, intorno la linea della cintura addominale, lungo il petto ed il dorso e perfino nella parte inferiore dei piedi.
Nella pratica delle discipline interne di origine cinese come il Qi Gong, il Tai Chi Chuan o il Bagua Zhang, si pone spesso l’attenzione sulla necessità di agire sul Qi.
Stimolarlo, distribuirlo, controllarlo sono alcune delle azioni che dovremmo essere capaci di eseguire attraverso un pratica attenta e costante ma – come potranno confermare molti praticanti esperti – quello che dovrebbe essere una facoltà naturale è facile a dirsi ma non altrettanto semplice da farsi.

Allora, qual è il problema di controllare il nostro Qi? Questo è la nostra energia vitale, un “qualcosa” su cui possiamo agire ma che – d’altra parte – ha dei limiti intrinseci che non possiamo modificare, come nel caso del Qi prenatale che rappresenta una sorta di eredità genetica dei nostri genitori (e non solo…).

Il ciclo della vita


Semplificando al massimo la questione, possiamo affermare che noi produciamo, assorbiamo ed accumuliamo il Qi, lo utilizziamo ed a volte lo disperdiamo. Il Qi ha dei limiti e quando noi lo abbiamo esaurito e non siamo in grado di produrne o assorbirne di nuovo moriamo, come il motore di una autovettura che si spegne quando ha esauribo il carburande nel serbatoio.

Una parte consistente della tradizione storica del Qi gong riguarda il suo impiego come pratica per conseguire la longevità, da intendersi con solo e non tanto come la ricerca di una vita più lunga, ma piuttosto come una esistenza ricca di salute e gratificante.

Anche in questo caso, a rischio di banalizzare, è bene evidenziare che il termine “lunga vita” non siglifica tanto festeggiare cento e più compleanni, quanto vivere ogni giorno nel pieno delle proprie capacità, compatibilmente con l’età. In altre e semplici parole, pochi di noi vorrebbero vivere centoventi anni trascorrendo gli ultimi quaranta anni in un letto di ospedale attaccati  ad un respiratore automatico o ad una macchina per la dialisi, piuttosto sceglieremmo di non superare i novant’anni, ma di giungervi potendo muoverci autonomamente, compiendo da soli i gesti di igiene personale quotidiana, con la libertà di prenderci un caffè al bar con un amico o di cenare a lume di candela al ristorante con il nostro partner, sino all’ultimo giorno di vita.

Diverse categorie, una sola energia


Per motivi pratici, spesso il Qi gong è identificato in diverse categorie in funzione degli obbiettivi che si pone o dai presupposti su cui si fonda. Accade così di sentire parlare di Qi gong terapeutico, Qi gong marziale o Qi gong spirituale. Categorie comode ma che di fatto sono solo singole sfaccettature di una pratica che comprende tutte le varie parti.

Chiarito questo, e ribadendo che la pratica non può agire per “compartimenti stagni” e che anche se ci focalizziamo solo su alcuni obbiettivi anche gli altri effetti potranno essere raggiunti di conseguenza, possiamo affermare che la categoria categoria maggiormente praticata è il Qi gong terapeutico, ovvero una disciplina che ha obbiettivi eminentemente legati alla salute, quali rallentare l'invecchiamento, prevenire le malattie e aiutare a curare le malattie. 

In questo ambito possiamo raggruppare centinaia di esercizi, spesso dalla storia antichissima, tanto che molti di questi erano già raccomandati nel “Classico di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo”, un'opera scritta ben oltre 2.000 anni fa.

Cause ed effetti


La medicina tradizionale cinese afferma che tutte le malattie e i disturbi cronici possono essere ricondotti ad una più o meno adeguata circolazione in una sufficiente quantità di Qi nell’individuo.

Il presupposto è che il Qi dovrebbe circolare liberamente e armoniosamente in tutto il nostro corpo attraverso specifici “canali energetici” chiamati “jing luo”, termine che viene comunemente tradotto come "canali" o "meridiani". 

Quando per qualche motivo c'è un blocco o una perdita lungo il percorso di questi canali, il flusso del Qi è interrotto, deviato, ostacolato o ridotto così che in alcune zone del corpo ristagna come l'acqua bloccata dietro una diga, mentre in altre parti è scarso o debole. Attraverso la pratica del Qi gong impariamo un modo per rendere la circolazione del Qi adeguata e uniforme in tutto 
tutto il corpo. 

Per raggiungere questo scopo, nella pratica del Qi gong si utilizzano esercizi che consentono un controllo dell’equilibrio, della struttura, e delle posture del corpo, attraverso le quali regolarizziamo il respiro, rilassiamo ed “allunghiamo “ (volutamente tra virgolette) muscoli e tendini, controlliamo le emozioni e le immagini mentali per guidare di nuovo il Qi nella circolazione corretta.

Non solo benessere


Al di là degli obiettivi specificamente legati al benessere psicofisico, il "lavoro energetico" del Qi gong e la vasta routine di esercizi presenti nel curriculum tecnico di Scuole come la Wudang Fu Style Academy può essere ampiamente compreso anche negli aspetti spirituale e marziale, che sono entrambi direttamente rilevanti per la pratica del Tai Chi Chuan.
 
Gli obiettivi del Qi gong marziale sono numerosi, e tra questi sicuramente importanti sono il rafforzare il corpo per proteggerlo dai colpi (realizzare la cosiddetta “Camicia di Ferro”) e rinforzare il Qi in maniera che possa essere usato per colpire o spingere l’avversario. L’aspetto più importante di questi obbiettivi è che queste abilità implicano che il praticante debba sviluppare il “controllo” sul flusso del Qi.

Per contestualizzare questo, immaginiamo di utilizzare la nostra mente per modificare il flusso della circolazione sanguigna e dirigerla a nostro piacimento; alla stessa maniera dobbiamo immaginare il Qi fluire attraverso il nostro corpo  attraverso i meridiani come fa il sangue attraverso le vene e le arterie. La pratica del Qi gong in piedi è essenzialmente un allenamento a sviluppare il controllo mentale, fisico ed emotivo per stimolare, accumulare e muovere il Qi.

Alcuni identificano questa pratica come una sorta di meditazione in piedi, e questo a volte può causare delle incomprensioni, specialmente quando vengono assunte posizioni a cui non siamo abituati e che – in alcuni casi – possono essere addirittura scomode o molto difficili da mantenere, come accade – ad esempio – nella pratica dello Zhan Zhuang. Essendo posizioni essenzialmente statiche, ci permettono di concentrare l'attenzione sugli aspetti più “interni”, come le emozioni, eventuali blocchi articolari o tensioni muscolari e – appunto – il movimento del Qi, anche attraverso  la focalizzazione e la stimolazione su specifiche zone corporee, come i Dantian.

A beneficio dei principianti, ma anche di qualche impaziente con qualche anni di esperienza alle spalle, occorre ribadire che anche il più apparentemente banale aspetto della pratica è un esercizio in se, e quindi anche mantenere in maniera corretta una specifica posizione per un certo periodo di tempo, è un esercizio tanto apparentemente semplice quanto in realtà impegnativo.

Cause ed effetti

Quindi, pur senza voler cedere a derive eccessivamente fantasiose, possiamo dire che la pratica del Qi gong trova poi un eco anche nelle discipline interne che hanno una origine marziale, come il Tai Chi Chuan ed il Ba Gua Zhang, tanto che nella loro pratica e negli insegnamenti tramandati dai Maestri passati il riferimento al controllo del Qi è esplicito e costante, come nel caso della affermazione: “Yi dao, Qi dao”, che possiamo tradurre come: “Dove va la attenzione della mente, li va il Qi”, a significare che pur essendo la circolazione del Qi un fatto naturale, questo può essere in parte compreso e regolato da una azione psicofisica cosciente e consapevole.

Quindi possiamo dire che mentre la pratica del Qi gong comprende esercizi stazionari che aiutano a sviluppare il controllo mentale per muovere il Qi, Tai Chi Chuan, Ba Gua Zhang ed altre discipline simili possono essere considerati anche (ma – ovviamente- non solo!) come un allenamento per la mente, l'Intenzione cosciente e la volontà applicata ed in particolare, un allenamento per quella parte di della nostra mente che controlla il frusso del Qi, tanto per applicazioni di benessere che marziali.

In queste discipline utilizziamo tanto il movimento quanto le posture statiche per insegnare a noi stessi come percepire il Qi nei nostri corpi, per controllarne la circolazione e per migliorarne la qualità.

Controllare l'incontrollabile

Come abbiamo già detto, possiamo immaginare il flusso del Qi nel nostro corpo attraverso decine di canali distinti conosciuti come jing luo, o meridiani, in maniera da aiutarci nella visualizzazione della sua circolazione durante la pratica. Memorizzare la posizione ed il percorso dei meridiani ci aiuterà a visualizzare la circolazione del Qi nelle gambe, nelle braccia, intorno la linea della cintura addominale, lungo il petto ed il dorso e perfino nella parte inferiore dei piedi.

Ovviamente ciascun meridiano ha la sua importanza, anche se nel tempo si sono create delle ulteriori classificazioni tra i canali “ordinari” collegati ad organi e visceri e quelli “straordinari” con percorsi diversi. Tra questi ultimi spiccano i due che percorrono il dorso ed il busto, congiungendosi tra loro sulla testa e nel perineo e costituendo la cosiddetta orbita microcosmica o  “piccola circolazione celeste”.

Pensiero e azione

Durante la pratica ci si può concentrare nella visualizzazione del flusso del Qi in maniera continua e libera attraverso tutti i meridiani o in alcuni specifici, come fosse un flusso di acqua limpida che sgorga da una sorgente e alimenta diversi laghi attraverso fiumi e ruscelli. La posizione eretta ci aiuta a mantenere una attenzione vigile che potrebbe essere compromessa da una posizione sdraiata che favorirebbe un eccessivo rilassamento che potrebbe sfociare addirittura nel sonno, mentre essere comunque attenti alla postura ed all'equilibrio favorisce una consapevolezza corporea che diventerà un utile strumento per esplorare sensazioni più intime e “sottili”.

Ovviamente malattie specifiche e patologie croniche richiedono necessariamente l'intervento medico, ma è oramai ampiamente provato anche dalla ricerca e sperimentazione clinica occidentale che la pratica delle discipline interne comporta un notevole beneficio tanto nella prevenzione quanto nel contrasto di malattie croniche, dolori articolari, lesioni muscolari, degenerazioni neurologiche e invecchiamento fisico. Nessun miracolo ma solamente il benefico effetto di una pratica attenta e consapevole che ci rende sempre più focalizzati sul nostro benessere.

Nel contesto del Qi gong marziale, la pratica può andare oltre il semplice regolarizzare il flusso naturale del Qi ma può consentire di stimolarlo ed aumentarlo, oltre che dirigerlo verso determinate zone o organi del corpo per rinforzarli, immagazzinarlo per ulteriori utilizzi e addirittura proiettarlo all’esterno come fosse un pugno o un calcio.