La mitica storia di Chang San Feng, il leggendario fondatore del Tai Chi Chuan

Il nostro racconto non vuole svelare quanto ci sia di vero e quanto sia frutto di fantasia. Lasciamo ad altri l’arrovellarsi su questi particolari e godiamo invece la meravigliosa arte che Chang San Feng e gli altri Maestri hanno voluto donarci come strumento per ottenere il meglio dalla nostra vita e renderla una esperienza unica e straordinaria.
Sin dalla notte dei tempi, l’inverno è il periodo ideale per raccontare storie e leggende; il freddo e le poche ore di luce limitavano le attività di caccia ed agricoltura e consigliavano di rimanere al riparo, godendo del tepore di un fuoco acceso. Era il momento in cui gli anziani passavano ai più giovani la loro esperienza, spesso attraverso racconti e ricordi, in cui la realtà e la fantasia andavano a braccetto.

Da pochi decenni molte cose sono cambiate e molte usanze appaiono anacronistiche quando non perdute per sempre, eppure raccontare ed ascoltare storie farà sempre parte dell’essere umano, nonostante l’indubbio balzo tecnologico consentito dalle moderne tecnologie.

Ecco perché vogliamo salutare le imminenti vacanze natalizie raccontando qualcosa della vita di Chang San Feng, il leggendario fondatore del Tai Chi Chuan di cui abbiamo già parlato un po’ di tempo fa, in occasione della Giornata Mondiale del Tai Chi Chuan e del Qi Gong (clicca QUI per leggere l’articolo).

Storia o leggenda?

Prima di proseguire, è bene ricordare che i Maestri menzionati nei classici del Tai Chi Chuan (e non solo!) sono non solo delle persone realmente esistite, ma spesso degli archetipi, dei personaggi che rappresentano l'evoluzione delle discipline attraverso gli anni della storia.

Come è facile immaginare e constatare, ci sono molti racconti emozionanti su di loro, narrazioni in cui storia e leggenda vanno a braccetto e non è per niente facile distinguerle e capire dove finisca l’una e cominci l’altra. 

Nel caso che ci riguarda, attingeremo allo sterminato patrimonio delle “wuxia”, un termine che si traduce approssimativamente in "storie di guerrieri" e che identifica racconti avventurosi che vogliono anche insegnare una morale, fornendoci degli ideali a cui possiamo guardare anche nella nostra vita di ogni giorno: la ricerca della verità, la scoperta dell'armonia, la perseveranza e l'impegno, otre ad una attenta gestione della forza vitale. 

“Era una notte buia e tempestosa…”

E’ il classico inizio di molte storie e racconti, usato per catturare subito l’attenzione degli ascoltatori e provocare qualche brivido di freddo e di paura nei più impressionabili; ed è così che comincia anche la nostra storia…

Era una notte buia e tempestosa, i tuoni rimbombavano, la pioggia cadeva dal cielo. Era quel tipo 
di notte in cui nessuno vorrebbe trovarsi lontano da un rifugio comodo e caldo ma anche in notti come queste c’è chi è chiamato a salvare una vita o ad accoglierne una appena giunta nel mondo; così le levatrici del villaggio accorsero a prestare la loro opera per salutare la nascita di un bambino straordinario, giunto con il destino di insegnare al mondo come raggiungere lo scopo di una intera esistenza: abbracciare l’armonia e connettersi alla sua anima.

In nome di quel bambino era Chang San Feng, la profezia delle levatrici si avverò e quando era ancora molto giovane Chang San Feng venne promosso all’esame imperiale con onore e raggiunse la capitale per diventare un ascoltato consigliere dell’imperatore stesso.

Ma dopo molti anni di servizio leale e fedele Chang San Feng si stancò degli intrighi politici della corte e decise di ritirarsi dalla vita pubblica per cercare l'illuminazione spirituale. Fu così che cedette i suoi possedimenti, lasciò la sua famiglia e partì a piedi per vagare per le campagne come un viaggiatore alla ricerca della verità e della saggezza.

Egli vagò per il paese per molti anni, vivendo molte diversi avventure. Alla fine, arrivò al famoso 
monastero di Shaolin, dove i monaci furono felici di condividere con lui la loro visione della verità. "La saggezza del Buddha" – affermavano - "è che la vita è solo sofferenza e illusione, e che per liberarsi dalla ruota perpetua della vita, della morte e della rinascita, l'uomo deve percorrere attentamente un percorso privo di emozioni e attaccamenti”.

Per assecondare questa filosofia rigorosa e lineare e difendersi dagli attacchi dei briganti senza utilizzare armi letali, i monaci praticavano una forma di arti marziali particolarmente impressionante, oggi conosciuta come Shaolin kung fu, che enfatizzava la forza esplosiva e caratterizzata da calci e pugni fulminei con posizioni profonde e solide.

Non era però questa la saggezza che Chang San Feng cercava e così lasciò Shaolin e proseguì il suo  viaggio, giungendo infine sul monte Wudang, nel lontano nord della Cina, dove era situato un antico monastero taoista. Là, tra le cime avvolte dalla nebbia, i monaci gli insegnarono una diversa filosofia della verità. "La saggezza del Tao", gli dissero i monaci, "è che la vita è dolore... sofferenza, e illusione. Ma poi di nuovo… la vita è anche gioia, amore, figli e tutto quanto 
fa parte degli elementi della natura”.

I taoisti credevano che tutte le cose fossero governate da quell'universale forza e principio che fin da prima del tempo di re Wen era stato chiamato il Tao, la via del cosmo. Tutte le cose dell'universo fanno parte del Tao, uomo compreso, e se ci sono guai nel mondo, di solito è perché qualcosa non è sincronizzato con il ritmo del Tao. Equilibrio e armonia sono le uniche cose che importano, dicevano i taoisti, perché in natura l'armonia è lo stato ideale ed il sommo bene.

“Molto bene, questo è molto più vicino alla mia idea di saggezza” pensò  Chang San Feng, lasciandosi ispirare dallo spirito di quei monaci taoisti che vivevano in queste vette alte e misteriose. Rimase così sul monte Wudang, vivendo nella foresta e meditando sul Tao, iniziando anche a sviluppare la propria arte marziale, un nuovo sistema basato sulla filosofia dell'armonia, in contrasto a quanto praticato a Shaolin , dove i movimenti enfatizzavano la velocità e forza.

L’arte marziale sistematizzata da Chang San Feng si basava su movimenti armoniosi e fluidi, bilanciando tecniche “dure” e “morbide” e concentrandosi sullo sviluppo della forza interna, la forza vitale conosciuta come Qi. Chang San Feng chiamò questo tipo di pratca "tai chi chuan", ovvero "il pugilato del termine supremo", creando un’arte ancora oggi praticata in tutto il mondo e conosciuta anche al di fuori dell’ambito marziale.

La Storia continua...

Ma il nostro racconto continua, perché Chang San Feng ha lasciato un messaggio per le generazioni future in un manuale che aveva lo scopo di insegnare i più intimi secreti del Tai Chi Chuan ed in cui c’era scritto: “Questo libro è stato lasciato da Chang San Feng del monte Wudang, con il desiderio che il mondo intero possa ottenere salute, longevità e saggezza, e non solo imparare delle tecniche di combattimento”.

Questo libro divenne uno dei Classici, studiato nei secoli da coloro che volevano seguire le orme di Chang San Feng, ed il Tai Chi Chuan da lui ideato si dimostrò un’arte marziale efficace e potente sotto l’apparenza di una specie di danza che metteva insieme una pratica mirata alla salute, uno scudo contro le malattie, un modo per far circolare l'energia ed una armoniosa modalità di movimento. Ancora oggi c'è così tanto da imparare su questa disciplina e sui suoi diversi livelli fisici ed energetici che si potrebbe trascorrere un'intera vita a studiare i suoi movimenti e le sue variazioni.

L’eredità del Maestro


Ma Chang San Feng ed i maestri che vennero dopo di lui ci hanno lasciato in eredità molto più che delle raffinate tecniche di combattimento o una raffinata pratica di ricerca del benessere psicofisico; il loro messaggio – affidato alla attenzione di chi ancora oggi prosegue sul cammino da lor tracciato - è che queste discipline sono una metafora dei principi che dovrebbero guidarci su come vivere la nostra vita collegata alla nostra anima, ammonendoci sulle conseguenze della perdita di connessione con il nostro sé autentico, condizione che causa uno squilibrio dell’intero universo intorno a noi, con conseguenze sempre più evidenti su ciò che ci circonda, così come accade quando buttiamo un sasso in uno stagno, con i cerchi che si allargano progressivamente su tutta la superficie a partire dal punto in cui il sasso si è immerso nell’acqua turbandone la quiete.

Una storia senza fine


Il nostro racconto finisce qui, senza poter svelare quanto ci sia di vero e quanto sia frutto di fantasia. Lasciamo ad altri l’arrovellarsi su questi particolari e godiamo invece la meravigliosa arte che Chang San Feng e gli altri Maestri hanno voluto donarci come strumento per ottenere il meglio dalla nostra vita e renderla una esperienza unica e straordinaria.