Trasmettere e custodire, il ruolo dei Maestri

La virtù è nel giusto mezzo e sta a ciascuno di noi, insegnanti e allievi, lo scegliere la strada più adatta a noi e percorrerla con onestà e dedizione, che è poi il modo migliore, se non unico, di onorare i Maestri passati che queste Arti ci hanno donato.

Per diverse ragioni, non sono molti i praticanti odierni in grado di trasmettere – o almeno applicare – la reale essenza delle Discipline Interne come il Qi Going, il Tai Chi Chuan o il Pakua Chang.

Chiariamo subito, onde evitare sospetti di partigianeria interessata e desiderio di esaltare alcuni a scapito di altri, che non è questione di Stili o Scuole migliori o peggiori di altre; il Maestro Severino Maistrello, Direttore Tecnico della Wudang Fu Style Academy e successore del Gran Maestro To Yu, ricorda spesso che Fu Chen Song, Fondatore dello stile Fu, affermava che non esiste un Tai Chi migliore di altri ma esistono solo un Tai Chi che rispetta i principi, ed è un vero Tai Chi; ed un Tai Chi che non rispetta i principi, e che quindi – semplicemente – non è Tai Chi, aldilà delle etichette che gli si voglia appiccicare sopra.

Nel valutare la qualità del praticante non dobbiamo quindi farci ingannare dalla anzianità della Scuola a cui appartiene, dalla popolarità della disciplina che pratica o dalla fama dello Stile a cui fa riferimento; si tratta di argomenti certamente utili a fornire alcuni parametri ma assolutamente ininfluenti nella valutazione finale. In altre e semplici parole, potremo trovarci di fronte ad un ottimo praticante di uno Stile o Scuola semi sconosciuta così come ad un pessimo praticante di una Scuola o Stile blasonata, con tutte le possibili variazioni tra questi due estremi.

Tralasciamo volutamente, a parte questo breve cenno, il discorso di gradi e qualifiche, spesso oggetto di mercimoni che ben poco hanno a che fare con una trasmissione regolare ed un adeguato percorso di studio e pratica. Anche grazie ai progressi della tecnologia, con uno scanner ed una stampante a colori oggi chiunque può realizzare un certificato, un attestato o un diploma che che lo dichiara Caposcuola, Rappresentante ufficiale o erede designato di una Scuola, di uno Stile o di un Maestro; ma per fortuna, sempre grazie alla tecnologia moderna ed alla possibilità che oggi abbiamo di acquisire una enorme quantità di informazioni in pochi istanti, oggi queste millanterie possono essere facilmente smascherate con una veloce ricerca in Rete.

Da bocca a orecchio

Da sempre, la modalità tradizionale di trasmissione del sapere da Maestro a discepolo era “da bocca a orecchio”, in cui ad essere impegnati non erano -  ovviamente – solo gli apparati fisici ma molto altro. 

Non si trattava solamente di un raccontare un aneddoto, spiegare una tecnica, illustrare un principio, quanto nel “comunicare” (nel senso pienamente etimologico del termine) il corpus di un'Arte, vissuta in ogni momento della vita.

Una trasmissione “da Cuore a Cuore”, concetto ancora più chiaro se consideriamo che il carattere cinese Xin, rappresenta il Cuore/Mente, ovvero la sede delle facoltà tanto emotive quanto razionali.

Questa modalità di trasmissione è stata adottata per secoli non solo perché sino a pochi anni fa non c'era la possibilità di consultare video didattici su YouTube, organizzare lezioni online su Zoom e scambiare opinioni e consigli sui social network, ma perché era un metodo che permetteva a ciascun insegnante di scegliere come trasmettere la sua esperienza, cosa insegnare ed a chi destinare le sue in-formazioni, tanto che non era raro che “fratelli di pratica”, discepoli contemporanei di uno stesso Maestro, ricevessero da questo insegnamenti affatto diversi, almeno in apparenza.

Per quanto possa sembrare pleonastico sottolinearlo, è ovvio che un simile metodo didattico aveva, tra i suoi numerosi effetti, quello di rendere particolarmente prezioso ciò che si riceveva, tanto da preservarlo da occhi e orecchie indiscrete o indegne, a volte a costo della propria stessa vita, e da valutare con altrettanta attenzione a chi trasmetterlo a nostra volta.

Ab uno disce omnes

 Come ricorda spesso il Maestro Severino Maistrello, “Gli antichi segreti si proteggono bene da soli”, ma è altrettanto evidente che una corretta trasmissione è fondamentale per assicurare la sopravvivenza di una Scuola, poiché la forza di una catena è data dalla resistenza del suo anello più debole.

Vi sono numerosi aneddoti che raccontano di Maestri (apparentemente) spietati e crudeli, com metodi didattici così estremi da condurre gli allievi alla follia se non alla morte, anche quando questi erano i propri figli. 

Aldilà delle sempre possibili esagerazioni presenti in questi “racconti intorno al fuoco”, è fuor di dubbio che nulla era regalato e che non sono rari i casi di Maestri morti con i loro segreti poiché non avevano ritenuto nessun allievo all'altezza di riceverli.

Sono scelte che oggi ci addolorano come studiosi e ci dispiacciono come praticanti, ma che non possiamo non comprendere nell'ottica delle discipline in cui sono state compiute.

Distillare e purificare

Lo slogan pubblicitario di una grappa, famosa alcuna decenni fa, raccontava il metodo di preparazione del liquore spiegando che veniva scartata sia la “testa” che la “coda”, conservando solo il “cuore” del distillato. Una descrizione che aveva il pregio di rappresentare tanto la procedura pratica che la intenzione di chi la realizzava, offrendo una immagine efficace ed esemplare.

Rare volte la qualità va a braccetto con la quantità, e se si vuole il meglio bisogna quasi sempre accontentarsi del poco; non appaia blasfemo ricordare qui il “metodo di selezione” adottato da un Maestro di altri tempi ed altra sapienza, quel Gesù che – parlando dei suoi discepoli – affermò che “vi sceglierò uno da mille e due da diecimila, e saranno confermati come una sola persona”.

Senza voler proseguire oltre in un paragone che potrebbe sembrare inopportuno, è fin troppo evidente che la sopravvivenza di una qualsiasi organizzazione (che sia una Scuola, un Ordine, una azienda) è possibile solo se la trasmissione dei suoi valori fondanti è effettuata con attenzione e rigore.

Rimanendo nel campo delle Discipline Interne, basta scorrere un po' la Rete o sfogliare alcune riviste per raccogliere una serie di esempi tristi ed imbarazzanti: Yoga e Qi Gong presentati come una semplice ginnastica esotica, Tai Chi Chuan mostrato come una danza leggiadra con svolazzi di sete e sgambettamenti acrobatici, Pakua Chang con praticanti che bovinamente girano in tondo come asini aggiogati ad una mola. E quando a prendere il sopravvento è invece l'aspetto grottescamente marziale il risultato è forse ancora peggiore, con pessime scimmiottature di combattimenti eseguiti da personaggi che evidentemente nulla sanno dei principi alla base del Tui Shou, del Chinna e della applicazione pratica dei principi della circolazione energetica nei Meridiani.

Egoismi e miopie

Non possiamo, per onestà, tacere anche atteggiamenti opposti ma altrettanto perniciosi, ovvero quelli di “insegnanti” (volutamente tra virgolette) che gelosi di quanto loro imparato o timorosi di vedersi superati dai propri allievi (ipotesi che dovrebbe invece essere accolta con soddisfazione da qualunque insegnante degno di questo titolo) trasmettono poco e male tacendo particolari, confondendo le tecniche, travisando i principi.

Non potrebbe esservi torto peggiore da fare ad un'Arte che il tradimento di chi dovrebbe proteggerla e preservarla, eppure – anche in questo malaugurato caso – gli esempi non mancano.

I motivi potrebbero esser presto spiegati e facilmente individuati; si va dalla semplice invidia alla banale pigrizia, sfociando a volte in comportamenti che hanno più a che fare con la psicopatologia.

Quale che sia il motivo alla base di tali tradimenti, l'origine è alla fine sempre da ricondurre ad una incompleta ed errata comprensione degli scopi e degli obbiettivi che queste Arti permettono di raggiungere: certo la buona salute, sicuramente una migliore condizione fisica, auspicabilmente una certa abilità marziale ma anche – se non soprattutto – una migliore comprensione di sé, del proprio essere, delle proprie doti e delle proprie deficienze, dei pregi e dei difetti, di ciò che vogliamo e di ciò che possiamo ottenere.

Chi è soddisfatto di sé, che sia consapevole del proprio posto del mondo non avrà difficoltà alcuna ad accettare gli altri per quello che sono e ad aiutarli – se sarà il caso – a raggiungere i loro obbiettivi. Al pari di una moneta d'oro che passando di mano in mano mantiene il suo valore, donando al tempo stesso ricchezza a chi in quel momento la possiede, così queste discipline crescono e prosperano se correttamente insegnate e adeguatamente tutelate e deperiscono quando vengono soffocate da un miope egoismo o sperperate per stupida vanagloria.

Come sempre accade, la virtù è nel giusto mezzo e sta a ciascuno di noi, insegnanti e allievi, lo scegliere la strada più adatta a noi e percorrerla con onestà e dedizione, che è poi il modo migliore, se non unico, di onorare i Maestri passati che queste Arti ci hanno donato.