Uguale ma diverso

Al pari di una gemma preziosa, ogni sequenza di Qi Gong, Tai Chi Chuan o Pakua Chang ha molteplici sfaccettature, tra loro diverse ma complementari. Osservarle nelle loro diverse manifestazioni e applicazioni ci permette di approfondirne la conoscenza e ammirare la illuminata sapienza di chie le ha codificate e trasmesse sino a noi.
I numeri hanno da sempre una notevole importanza nella vita umana, tanto in Oriente quanto in Occidente.

Sin dalla notte dei tempi, ci sono numeri considerati fortunati ed altri invece portatori di sventura, con alcune situazioni limite in cui - come accade per da noi con il 13 - lo stesso numero è a volte considerato positivamente ed altre negativamente.

Diverse sono le motivazioni alla base di queste credenze; a volte è una questione di omofonia con termini considerati di cattivo auspicio (accade con il 4 in Giappone, che è scritto con un carattere diverso da quello che indica "morte, ma si pronuncia praticamente allo stesso modo), altre volte la credenza deriva da leggende e superstizioni oppure da quanto riportati nei testi religiosi; altre ancora hanno alla base profonde speculazioni filosofiche, come nel caso della tetraktys pitagorica.

Tra leggende popolari e citazioni religiose

Così, ispirati dal famoso "non è vero, ma ci credo", quasi tutti noi stiamo bene attenti ad evitare tavolate con tredici commensali, a guardare con sospetto un quartetto che richiama il numero dei ceri posti agli angoli di un catafalco funebre oppure a considerare il 17 di ogni mese come un giorno sfortunato, specie se cade di venerdì.

D'altra parte, tanto in Oriente quanto in Occidente, alcuni numeri sono generalmente considerati propizi e sono spesso ricorrenti; pensiamo al 7, che ha dalla sua le note musicali, i giorni della settimana ed i colori dell'arcobaleno; e soprattutto il 3, considerato da molti il numero perfetto.

Rimanendo nell'ambito dell'Occidente abbiamo la Trinità Cristiana di Padre, Figlio e Spirito Santo che si riverbera in Gesù, San Giuseppe e la Vergine Maria e si ritrova nei tre Magi che dall'Oriente portarono doni alla nascita dello stesso Gesù. Allargando un po' lo sguardo pur rimanendo nel campo religioso, possiamo citare la Trimurti che rappresenta i tre principali aspetti del divino nell'Induismo: Brahma (il Creatore), Vishnu (il Conservatore) e Shiva (il Distruttore), che simbolizzano il ciclo cosmico di creazione, mantenimento e distruzione, che si ripete continuamente nell'universo, mentre nel Buddhismo abbiamo la triplicità del Trikāya, che rappresenta l'essenza del Buddha come realtà trascendente, come manifestazione divina e come forma storica, ed i Tre Gioielli, rappresentati dai Buddha storici e potenziali che hanno raggiunto l'illuminazione, dal Dharma che comprende gli insegnamenti di Buddha e la via per raggiungere l'illuminazione e il Sangha che indica la comunità di monaci e monache che seguono la via di Buddha.  

In finale, una doverosa citazione la riserviamo a Ermete Trismegisto (tre volte grandissimo), personaggio leggendario di età pre-classica, venerato come maestro di sapienza e tradizionalmente ritenuto il fondatore dell'ermetismo e dell'astrologia ellenistica ed alla legge dei Tre Principi o delle Tre Forze di Gurdjieff, secondo cui ogni fenomeno su qualsiasi scala e in qualsiasi mondo esso abbia luogo, dal piano molecolare al piano cosmico è il risultato della combinazione o dell’incontro di tre forze differenti e opposte. 

Uno e Trino

La Legge del Tre ci avvicina ad un aspetto universale che ritroviamo anche nella teoria e nella pratica delle discipline interne come il Tai Ji Quan, Qi Gong o Pa Kua Chang (Clicca QUI per leggere l'articolo completo) a partire dalla immagine del San Cioi, termine che potremmo tradurre come "Tre Gocce", che costituirebbe l'antico simbolo del Taoismo, creato dall'Imperatore Huang Ti nel 3000 a.C. ma probabilmente ispirato ad immagini già conosciute dal Maestro Chih Sung Tzu nell'8.000 a.C. (Clicca QUI per leggere l'articolo completo).

Come leggiamo negli articoli prima linkati, il numero tre lo ritroviamo in numerosi aspetti delle pratiche comprese nel curriculum tecnico della Wudang Fu Style Academy, e altrettanto si può dire dei suoi multipli - in particolare del nove (tre volte tre) che ritroviamo nei Nove Piccoli Cieli del Siu Gao Tin, nei Nove Palazzi citati tanto in una forma di Pakua Chang che in una mappa dello On Zon Su, antico metodi di benessere attraverso il massaggio del piede.

Uguale ma diverso

Da questa non breve premessa, appare chiaro che se dovessimo scegliere un numero di ripetizioni da effettuare per ciascun esercizio, fatti salvi eventuali limiti di tempo o altri fattori condizionanti, questo sarebbe tre, oppure un suo multiplo (come accade - ad esempio - per gli esercizi compresi nella serie di "Aprire le Nove Porte").

Questa scelta la possiamo attuare soprattutto in occasione della pratica individuale che ciascuno di noi, indipendentemente dalla classe di gruppo, dovrebbe eseguire quotidianamente per approfondire uno o più esercizi compresi nel proprio curriculum tecnico.

Queste ripetizioni periodiche trovano la loro espressione esemplare nella pratica di una delle Forme di Tai Chi Chuan e/o Pakua Chang, che per via della loro lunghezza e complessità non permettono un numero di ripetizioni troppo elevato, a meno di non avere molte ore a disposizione.

Ecco quindi che un buon allenamento nella pratica quotidiana deve comprendere esercizi di base (Nei Kung, Ji Ben Gong o altro), pratiche statiche (Tom-ma, Zhang Zhuan) e dinamiche (Fang Song Gong) e almeno tre ripetizioni di una Forma. 

Ognuna di queste tre ripetizioni ci permette di vedere la forma "uguale ma diversa", citando un modo di dire tanto caro al M° Severino Maistrello, successore del Gran Maestro To Yu e Direttore Tecnico della Wudan Fu Style Academy. Possiamo ottenere questo risultato focalizzandoci ad ogni ripetizione su un aspetto diverso della Forma stessa.

Ciascuno, ovviamente, può e deve scegliere questi aspetti sulla base della propria esperienza e degli obbiettivi che intende raggiungere; quanto di seguito riportato è quindi solamente una proposta indicativa, che può essere accolta, modificata in parte o del tutto rigettata senza per questo temere di essere in errore.

Nella prima esecuzione possiamo concentrare la nostra attenzione nel regolare il respiro e sincronizzarlo con i movimenti che andiamo ad eseguire. Armonizzare i movimenti e la respirazione ci permette una migliore efficacia ed efficienza della pratica e fa sì che il Qi e il sangue del corpo possano scorrere fluidamente.

Nella seconda ripetizione possiamo focalizzarci su aspetti più sottili, quali rilassamento generale, abbassare il baricentro, l'apertura e la chiusura del Qua, delle altre articolazioni e del busto/schiena (Kai-ie). Nella esecuzione della Forma dovremmo esprimere tanto fluidità nei movimenti che capacità di gestire adeguatamente la distribuzione del peso, in modo che articolazioni, muscoli e ossa di tutto il corpo possano diventare vitali.

Se nelle prime due esecuzioni a predominare è l'aspetto Wen di benessere, nella terza possiamo enfatizzare l'aspetto Wu marziale, focalizzandoci sulla emissione delle varie forme di Fajin e privilegiando movimenti più veloci e scattanti e gesti più energici ed "esplosivi" al fine di visualizzare i principi e le tecniche di attacco e difesa alla base di ogni movimento in maniera da poterlo realisticamente applicare.

Conclusioni

Questa modalità di pratica ci consente di massimizzare i risultati ottenibili da queste discipline, permettendoci di sperimentarle nei loro vari aspetti. Al pari di una gemma preziosa, ogni sequenza di Qi Gong, Tai Chi Chuan o Pakua Chang ha molteplici sfaccettature, tra loro diverse ma complementari. Osservarle nelle loro diverse manifestazioni e applicazioni ci permette di approfondirne la conoscenza e ammirare la illuminata sapienza di chie le ha codificate e trasmesse sino a noi.