Discipline interne, tra essenza ed apparenza

Essere in grado di eseguire una forma in maniera tecnicamente eccellente ed atleticamente impeccabile non significa necessariamente che stiamo riuscendo ad esprimere altrettanto adeguatamente il suo contenuto ed i principi che ne sono alla base.
Nella pratica delle Discipline Interne come il Qi Gong, il Tai Chi Chuan o il Pakua Chang ritroviamo di frequente l’espressione di due modalità che esprimono in maniera evidente l’approccio del praticante.

Non si tratta di difetti in senso stretto, quanto piuttosto di una estremizzazione di un modo di essere che - in diversa misura – appartiene a ciascuno di noi ed emerge in maniera particolarmente evidente nel momento in cui ci confrontiamo con una attività che per provenienza e substrato culturale è particolarmente distante dalla nostra quotidianità e perciò stesso ci mette – in maniera più o meno inconscia – in difficoltà.

Le due polarità della pratica

Riprendendo un esempio particolarmente caro alle discipline citate, possiamo estremizzare queste due modalità e definirle come polarizzazioni al pari dello Yin e dello Yang, che sono entrambi parte – sia pure in misura diversa e cangiante – di ogni nostra azione.

Non si tratta – lo ripetiamo ancora – di un giudizio di merito, non si vuole stigmatizzare un presunto errore o appiccicare etichette di “giusto” o “sbagliato” quanto piuttosto offrire uno sguardo che ci aiuti a vedere meglio qualcosa che a volte non riusciamo a cogliere appieno.

Una di queste modalità, portata all’estremo, si esprime con un atteggiamento rigido e inflessibile, sia in termini fisici che emotivi. In questo caso il praticante – confrontandosi con gesti a lui poco familiari – si muove in maniera impacciata, spesso a scatti, come se fosse una sorta di marionetta mossa da un burattinaio poco abile. Alla stessa\ maniera questo atteggiamento si riflette anche nell’approccio alla pratica, spesso vissuta in maniera fideistica, con una sorta di adorazione del proprio Maestro, mitizzato come fosse quasi una divinità. Se è vero che ciascuna Scuola o Stile ha le sue peculiarità e che – ovviamente – tendiamo a scegliere quello che – per tutta una serie di motivi – giudichiamo “migliore” (volutamente tra virgolette…) , è altrettanto vero che – come spesso ci ricorda il Maestro Severino Maistrello, Direttore Tecnico della Wudang Fu Style Academy e successore del Gran Maestro To Yu – non esiste un Tai Chi Chuan (o un Qi Gong o un Pakua Chang) migliore o peggiore di altri, ma solo una pratica che rispetta i principi ed una che li viola, ed è questo a fare la differenza, aldilà di chi sia il Fondatore dello stile, il Maestro della Scuola o la anzianità del praticante.

All'altro estremo troviamo un praticante flaccido e debole, che male interpreta il principio del rilassamento attivo di “Song” e l’invito a lasciar andare le tensioni, a sciogliere i blocchi, a elasticizzare i tendini ed i muscoli.

Anche in questo caso un simile atteggiamento lo ritroviamo anche nell’approccio intellettuale alla pratica, con una sorta di relativismo che fa ritenere tutto ugualmente valido ed accettabile, senza la volontà (più che la capacità) di valutare criticamente la validità di quanto praticato, i principi che ne sono alla base, il lignaggio di chi lo propone.

Forma e sostanza

Si tratta, in tutta evidenza, di due atteggiamenti estremi, opposti ed ugualmente discutibili, due polarità che – riprendendo l’esempio dello Yin/Yang – sarebbe auspicabile che si influenzassero a vicenda in maniera da tendere ad un modo di approcciarsi alla pratica più adeguato e proficuo.

Se è vero che – come recita un famoso detto – “la forma è sostanza e la sostanza è forma”, non possiamo non tenere conto che il nostro modo di approcciarci alla pratica influenzi anche la qualità della pratica stessa, quale che sia lo Stile, la Scuola o il lignaggio di chi ce la trasmette. 

Un praticante di Discipline interne dovrebbe essere leggero ma non floscio e pesante ma non rigido (con tutta la limitatezza che simili aggettivi contengono nella necessità di contenere in un solo termine una pluralità di significati), in maniera da  rendere evidente il principio di dualità insito in queste Discipline ed esprimendo in eguale maniera morbidezza flessibile e forza pesante.

Tra il Fisico e lo Spirito

Come nella Medicina Tradizionale Cinese uno squilibrio energetico di un organo o un viscere può essere ipotizzato a partire da uno squilibrio posturale, nel caso delle Discipline interne come il Pakua Chang, il Qi Gong o il Tai Chi Chuan l’apparenza fisica esprime spesso – con sufficiente evidenza ad un occhio esperto – anche il carattere e lo stato emotivo del praticante.

Certamente una pratica costante e mirata ci renderà ottimi atleti ed acclamati performer, ma l’eccellenza non potrà mai dirsi raggiunta se perseguiamo invidia, gelosia e sotterfugi, se manchiamo di rispettare i Maestri viventi e di onorare quelli passati, se ci riempiamo la bocca di aneddoti edificanti e di leggende moraleggianti ma poi coltiviamo nel nostro animo sentimenti meschini.
 
Se la nostra pratica è simile ad un maestoso fiume, dobbiamo essere consapevoli che noi potremo anche tentare di deviarne il corso o arginarne i flutti, ma che prima o poi, in maniera più o meno violenta e distruttiva – il corso naturale verrà ripristinato.

Alla stessa maniera il nostro modo di approcciarci alla pratica avrà effetti globali sul nostro essere, e a seconda di come, cosa e quanto pratichiamo potremo ottenere 
un corpo sano e le capacità di autodifesa (non solo da attacchi fisici portati da malintenzionati aggressori!), così come potremo disciplinare il nostro temperamento e coltivare il nostro carattere morale.

Comprendere i principi per realizzare i contenuti

Così come un viandante avrà maggiori probabilità di raggiungere la sua meta percorrendo un percorso già tracciato e seguendo una mappa dettagliata, un praticante di Discipline Interne che voglia andare oltre l’apparenza formale dovrà avere consapevolezza dei principi alla base delle Arti che ha scelto, affidandosi ad un insegnate adeguatamente preparato e formato (come quelli certificati dalla Wudang Fu Style Academy) e comprendendo (nel senso etimologico del termine) i molti insegnamenti che esprime ogni singolo gesto, per quanto questo sia apparentemente banale (“semplice ma non facile”, ci ricorda spesso il Maestro Severino Maistrello).

Sciocco sarebbe giudicare un vino solo dalla sua bottiglia o un libro solo dalla sua copertina, alla stessa maniera dobbiamo essere consapevoli che il Qi Gong, il Tai Chi Chuan, il Pakua Chang (ma anche altre discipline come Moxa, Tai Ki Kung o On Zon Su, solo per citare alcune di quelle comprese nella offerta didattica della Wudang Fu Style Academy) non vanno valutati solo per quanto ci appare evidente ma soprattutto per il loro contenuto. 

Se la nostra pratica appare “vuota” e non è capace di esprimere alcun contenuto allora è incompleta e non ha raggiunto il suo scopo finale, per quanto possa apparire atletica, sinuosa e affascinante.

Vedere oltre l’apparenza

Una pratica efficace non può prescindere dalla comprensione dei principi fondamentali che ne sono alla base al fine di realizzarne il contenuto, e rendersi conto dell'esistenza del contenuto consente uno studio più approfondito e consapevole. 

Ribadiamo però che l’apparenza esterna ed il contenuto intimo sono due aspetti essenziali e complementari delle Discipline Interne, e come tali devono essere entrambi presenti in armonico equilibrio. 

L'apparenza senza contenuto è quindi difettosa e carente, ma una corretta ed adeguata espressione fisica è necessaria per far emergere, esibire e consolidare il contenuto che è alla base.

Giunto alla meta, abbandona il sentiero

Riprendendo un esempio già fatto, l'aspetto esteriore può essere visto come il percorso che conduce a una destinazione; si ha bisogno del sentiero per procedere verso la nostra meta, ma una volta raggiunto il traguardo non si deve rimanere sul sentiero. Una barca ci porta da una sponda all’altra di un lago, ma una volta raggiunta l’altra riva dobbiamo lasciare la nostra barca, per quanto piacevole sia stata la navigazione ed utile la barca stessa.

Spesso però i praticanti trascurano questo aspetto e dedicano tempo e sforzi per mantenere l'apparenza piuttosto che esprimere il contenuto delle Discipline Interne da loro praticate. 

Essere in grado di eseguire una forma in maniera tecnicamente eccellente ed atleticamente impeccabile non significa necessariamente che stiamo riuscendo ad esprimere altrettanto adeguatamente il suo contenuto ed i principi che ne sono alla base.

I movimenti di una forma sono la bottiglia o la copertina, utili a contenere il vino o a illustrare il libro, ma i movimenti da soli non sono né il vino né il libro.